Sono circa 20 milioni in Europa: un’agenda per l’integrazione
Bruxelles – Gli “stranieri”, cioè gli immigrati provenienti dai “Paesi terzi”, sono circa 20 milioni nell’Unione europea (dati Eurostat). La loro crescente presenza, dovuta alla mobilità dei popoli che è andata accentuandosi negli ultimi vent’anni, crea dei problemi (inutile negarlo), ma può essere vista anche come una opportunità per il Vecchio continente che si ritrova oggi con una natalità ridotta al minimo, un gran numero di anziani e pochi giovani, una conclamata scarsità di lavoratori, almeno per talune mansioni e ambiti professionali. In ragione di questa situazione, la Commissione UE ha adottato il 20 luglio l’“Agenda europea per l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi”.
Il documento è stato reso noto a Bruxelles da Cecilia Malmström, commissaria per gli affari interni, la quale ha ricordato come tale iniziativa risponda a una richiesta del Programma di Stoccolma, che si occupa di giustizia, migrazioni e sicurezza. L’agenda pone in particolare l’accento sulla piena partecipazione dei migranti “a tutti gli aspetti della vita collettiva” e sottolinea “il ruolo determinante delle autorità locali” (soprattutto le città e le regioni).
“Per la riuscita dell’integrazione occorre che i migranti abbiano la possibilità di partecipare pienamente alle loro nuove comunità – ha spiegato Malmström -. Imparare la lingua del Paese di accoglienza, poter accedere all’occupazione e all’istruzione e disporre della capacità socioeconomica di auto-sostentarsi sono elementi fondamentali di una integrazione riuscita”. La commissaria svedese riconosce però che l’integrazione dei migranti in Europa “ha finora avuto scarso successo”. Dunque “ognuno di noi deve fare di più: nell’interesse delle persone che arrivano qui, ma anche in considerazione del fatto che i migranti bene integrati sono una risorsa per l’Unione, poiché arricchiscono le nostre società dal punto di vista culturale ed economico”.
I campi in cui si concentra l’Agenda, indicando molteplici azioni per l’inclusione degli stranieri, spaziano dal lavoro alla scuola, dalla casa alla cultura. “La diversità introdotta dalla migrazione, se ben gestita, può costituire un vantaggio concorrenziale e un volano per le economie europee”, afferma la Commissione. “Se l’UE vuole raggiungere l’obiettivo di portare il tasso di occupazione al 75% entro il 2020, è fondamentale eliminare le barriere che ostacolano l’accesso dei migranti all’occupazione, tanto più che la forza lavoro europea è in diminuzione a causa della sfida demografica” in atto nei 27 Stati aderenti. Ad esempio, la Commissione indica che nel giro di un decennio si renderà palese una carenza di circa un milione di operatori professionali nel settore della sanità, due milioni se si considera il personale sanitario ausiliario. Gli immigrati, se formati professionalmente, potrebbero essere presenti nelle corsie d’ospedale o nelle case di riposo. Le “ricette” provenienti dall’Esecutivo Barroso riguardano ulteriori campi. L’integrazione, si legge nell’Agenda, “deve iniziare nei luoghi in cui le persone si incontrano ogni giorno: posto di lavoro, scuola, spazi pubblici”. Le misure “volte a rafforzare la partecipazione democratica potrebbero invece comprendere la formazione e il mentoring, l’agevolazione del voto dei migranti in occasione delle elezioni comunali, la creazione di organismi consultivi locali, regionali e nazionali o anche la promozione dell’imprenditorialità e della creatività”. Una nota specifica riguarda le competenze linguistiche che “aprono le porte a migliori opportunità di lavoro, favoriscono i contatti sociali e assicurano indipendenza ai migranti”. Questo aspetto è, per la Malmström, particolarmente importante per le donne immigrate, per evitare “di ritrovarsi relativamente isolate”.
A sostegno delle tesi favorevoli all’inclusione sociale e culturale dei migranti, la Commissione ha esposto anche i risultati di un sondaggio appositamente effettuato da Eurobarometro. L’istituto demoscopico dell’UE pone in evidenza alcuni aspetti negativi, benché piuttosto noti: ad esempio segnala come esista una vera e propria “paura” degli europei riguardo al fatto che gli immigrati “occupino posti di lavoro” che potrebbero andare a cittadini comunitari; Eurobarometro attesta poi che vi è molta confusione nell’opinione pubblica fra migranti regolari e irregolari; i mass media dal canto loro “contribuiscono ad accrescere gli stereotipi negativi verso gli stranieri”. D’altra parte vi è “un ampio consenso sull’importanza dell’interazione sul luogo di lavoro e nelle scuole e sul contributo positivo dei migranti alla cultura locale”. Il campione di intervistati comprendeva sia cittadini UE sia immigrati: “Entrambi i gruppi – si legge nel rapporto – concordano sui fattori che fanno funzionare l’integrazione, ovvero parlare la lingua, trovare un lavoro e comprendere la cultura locale”. Le persone intervistate da Eurobarometro hanno altresì “concordato sulla necessità di un maggiore impegno di tutte le parti per sfruttare i vantaggi dell’immigrazione”, con un particolare impegno richiesto agli Stati e alle autorità territoriali. (www.agensir.it)