Una ricerca presentata a Roma questa mattina
Roma – Gli emigrati di origine laziale nel mondo, sono 360.000, dei quali 276.000 originari della Provincia di Roma, 50.000 di quella di Frosinone, 24.000 di Latina e circa 5.000 originari rispettivamente di Viterbo e di Rieti. A imporsi per l’incidenza degli emigrati sulla popolazione rimasta in patria è la Provincia di Frosinone, con un valore pari al 13,9% (1 all’estero ogni 7 residenti): in diversi comuni l’incidenza è notevolmente più alta,raggiungendo il 60% a Vallerotonda. Sono alcuni dati che emergono oggi dalla ricerca “Il Lazio nel mondo. Immigrazione ed emigrazione”, voluto dall’assessorato alle politiche sociali e famiglia della Regione Lazio e realizzato dal Centro Studi Idos.
Secondo i dati della ricerca – presentata a Roma questa mattina – le più consistenti collettività di laziali si trovano in America (60%) e in Europa (30%): Brasile (81.000 laziali), Argentina (54.000), Stati Uniti e Regno Unito (oltre 20.000), Germania e Perù (oltre 15.000). Si tratta di una presenza che si rinnova continuamente: gli ultrasessantacinquenni incidono meno rispetto all’Italia (16% rispetto al 20%), un quarto del totale è iscritto all’anagrafe dei residenti all’estero da meno di 10 anni e 6 su 10 sono nati all’estero.
La ricerca esamina poi il fenomeno dell’immigrazione nel Lazio dove l’incremento annuale di immigrati, alla fine del 2009, è stato del 10,6%, quasi due punti percentuali in più rispetto alla media nazionale. Si colloca oltre la media nazionale anche l’incidenza degli immigrati sui residenti (8,8% vs 7,0%).
Dalla ricerca è emerso che la maggioranza degli immigrati non sogna un altro paese ma pensa di restare in Italia, confidando che il futuro sia migliore.
Una caratteristica dell’area romano-laziale è quella di operare in maniera duplice, perché attira nuovi arrivi, in parte trattenendoli e in parte ripartendoli in altre zone d’Italia, per cui il compito delle politiche migratorie si presenta duplice e include l’accoglienza temporanea accanto all’inserimento stabile.
Altro dato da tenere in considerazione, da tempo è in atto una tendenza centrifuga che da Roma sta portando gli immigrati a stabilizzarsi nei comuni limitrofi, ma anche verso le altre province laziali, come attesta il fatto che nella provincia di Roma nel periodo 2002-2009 la presenza è cresciuta in misura più contenuta (+86,7%) rispetto alle altre (Frosinone +221,6%, Rieti +276,8%, Latina +278,2% e Rieti +300%).
D’altronde, dalla capitale ci si allontana per ragioni economiche (essendo più caro il costo della vita e specialmente delle abitazioni) e di qualità di vita (più soddisfacente nei piccoli centri), mentre alla capitale si fa continuo riferimento per ragioni burocratiche, culturali, lavorative e religiose.
La maggior parte degli immigrati arriva nel Lazio dal continente europeo (62%), con la prevalenza dei cittadini comunitari (48,3%) sui non comunitari. Il 10,8% è composto da africani, mentre il 17,8% è costituito da asiatici.
I romeni (179.469 in tutta la regione) sono la prima collettività in ciascuna delle cinque Province laziali. Gli albanesi (22.344) si collocano al 2° posto in tre province (Frosinone, Rieti, Viterbo), così come lo sono gli indiani a Latina e i filippini a Roma (rispettivamente 11.708 e 29.746 in tutta la Regione). A concorrere per il terzo e il quarto posto nel Lazio sono, a seconda dei contesti provinciali, i marocchini (10.774), gli ucraini (17.142), i macedoni (6.783) e polacchi (23.826): questi ultimi, come anche i filippini, sono maggiormente concentrati nella Provincia di Roma. I filippini sono la seconda collettività, seppure sei volte di meno rispetto ai romeni.
Di questi, nel Lazio, quasi i due terzi sono di fede cristiana. I musulmani sono il 16,1% (la metà rispetto all’incidenza nazionale, attestata sul 31,9%), gli induisti il 2,5%, i buddhisti il 4,2% e i fedeli di altre religioni
sono rappresentati in misura minore.
Secondo i ricercatori Idos le rimesse inviate dagli immigrati verso i loro paesi di origine attraverso i canali formali pongono il Lazio al primo posto in Italia (1,9 miliardi di euro degli oltre 6 miliardi e mezzo registrati a livello nazionale nel 2009), con un maggiore protagonismo delle collettività cinese (861.746 migliaia di euro) e filippina (485.938 migliaia di euro).
L’aumento degli immigrati “non equivale a un aumento dell’illegalità”, si afferm nella ricerca. È emblematico il caso dei romeni che, al pari di altre collettività, a fronte di un fortissimo aumento delle presenze (nell’ultimo triennio +142,0%, tanto che attualmente nel Lazio è di cittadinanza romena oltre un terzo della popolazione straniera) hanno registrato un calo delle denunce a loro carico (-13,7%). Un andamento analogo si registra anche per la collettività moldava, anch’essa in forte crescita (+52,1%), rispetto alla quale il numero delle denunce è diminuito del 24,8%. Tra le altre comunità più numerose, l’incremento delle denunce è stato inferiore a quello dei residenti per gli albanesi (1,2% vs 23,3%) e i cinesi (32,0% vs 68,7%), mentre la tendenza è stata di segno contrario per gli egiziani (aumento delle denunce del 108,1% rispetto all’aumento dei residenti del 40,9%), i marocchini (62,4% vs 32,0%) e i tunisini (41,9% vs 31,8%).