Nei porti con la gente di mare

Domani la Domenica del Mare. Una riflessione della Migrantes

Roma – L’Italia è un Paese abbracciato dai mari e accompagnato da molti porti. Il mare è “cosa buona” – come ricorda il libro della Genesi (1,10). Al tempo stesso, il mare è simbolo di precarietà, rischio, distanza. Celebrare la domenica del mare significa ricordare un simbolo della vita, della vita buona che il mare rappresenta, ma che chiede attenzione, rispetto, tutela. Nel messaggio per la Giornata di quest’anno – che si celebra il 10 luglio – il Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti ricorda il mondo di circa 1 milione e mezzo di marittimi di oltre 100 nazionalità che quotidianamente lavorano in mare. In Italia sono circa 40.000 i marittimi, secondo i dati del ministero dei Trasporti. Purtroppo, però, questa categoria di lavoratori è tra le meno tutelate al mondo, per diversi motivi: incidenti, abbandono delle navi in porti stranieri, retribuzione inadeguata, orario di lavoro esteso, mancanza di sicurezza e protezione, tutela delle famiglie. Nel 2006 l’Ilo, l’Organizzazione internazionale sul lavoro, ha adottato una convenzione sul lavoro marittimo, recepita nel 2009 da una direttiva del Consiglio d’Europa e ratificata da 16 Paesi del mondo. L’Italia nel 2010 ha istituito il Comitato tripartito marittimo nazionale al fine di trattare le questioni dell’applicazione della Convenzione Ilo del 2006, ma non ha ancora ratificato la Convenzione. Ci auguriamo che la discussione sulla ratifica della Convenzione venga calendarizzata tra i lavori parlamentari dell’autunno-inverno 2011-2012 e veda un’approvazione di tutti i partiti politici, così che anche in Italia vengano meglio tutelati i lavoratori marittimi e le loro famiglie.
Tra i lavoratori marittimi sempre più ci sono anche in Italia lavoratori immigrati. Rumeni, cinesi, albanesi, filippini, ucraini, tunisini, indiani sono tra gli immigrati più presenti nel lavoro marittimo. Questa sempre più numerosa presenza spesso soffre i maggiori disagi e, al tempo stesso, le più frequenti discriminazioni e limitazioni sui diritti dei lavoratori. La Giornata del mare chiede di guardare a questi “ultimi” in particolar modo, perché il profitto, l’interesse economico non limiti la tutela dei diritti. Non è un caso che, dal 1943, “patrono del mare” è stato proclamato san Francesco di Paola, il cui culto è soprattutto diffuso in molte città marinare d’Italia e d’Europa, ricordando il suo prodigioso passaggio dello stretto di Messina sul suo mantello, ma anche il suo amore per i poveri, soprattutto tra la gente del mare. Le “Stellae maris”, le parrocchie sul mare, le cappellanie nelle città portuali spesso sono gli avamposti con cui la Chiesa, attraverso presbiteri, diaconi, consacrati e un meraviglioso mondo di laici, incontra e sostiene i lavoratori non solo nei bisogni essenziali, ma anche in un cammino di riconoscimento dei diritti, dentro una comunità sempre più capace di solidarietà sulle navi e anche nei porti e in ogni luogo di passaggio delle persone.