Milano: la Consulta dei rom a Palazzo Marino

Presentata alla città, riunisce nomadi regolari e irregolari

Milano – «Vogliamo essere parte anche noi della soluzione al nostro problema» ha affermato Diana Pavlovic, fondatrice e anima della Federazione rom e sinti insieme che ieri a Palazzo Marino ha presentato, insieme al alcuni abitanti dei campi rom milanesi la nuova Consulta rom della città. Una presentazione avvenuta nella sala stampa del Comune, un luogo simbolico, come ci tiene a sottolineare il neo presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo, autore dell’invito alla presentazione.
«Vorrei che questo Palazzo diventasse casa di tutti i milanesi senza distinzione di razza», ha spiegato la scelta Rizzo. Una scelta che non è però piaciuta all’opposizione è che è stata anche giudicata «imprudente» dal capogruppo del Pd a Palazzo Marino, Carmela Rozza. La Consulta, che ha già incontrato nei giorni scorsi il sindaco Giuliano Pisapia e l’assessore alla sicurezza Marco Granelli, mentre lunedì sarà ricevuta da quello del welfare, Piefrancesco Majorino, raccoglie rappresentanti dei campi regolari e irregolari di Milano. «È un organismo di autorappresentanza – ha spiegato la Pavlovic – che crede esista un modo diverso e meno costoso per risolvere la situazione rispetto alla politica degli sgomberi della passata amministrazione». Stop agli sgomberi, quindi, chiedono i rappresentanti della Consulta presentata ieri a Palazzo Marino in una lettera indirizzata al sindaco dove chiedono anche di essere «gli interlocutori riconosciuti per le politiche che riguardano le comunità rom e sinti sia nei confronti dell’amministrazione comunale e provinciale sia delle associazioni del privato sociale che seguono le problematiche rom o che gestiscono i campi con contratto comunale». In quest’ottica la consulta chiede anche la ridiscussione del piano Maroni e dell’uso dei fondi stanziati dall’Unione europea, oltre alla «valorizzazione delle risorse umane rom e sinti». Ma la Consulta, ci tiene a precisare, non è il ‘Tavolo rom’, l’agenzia nata nel 2007 per interlocuire con l’amministrazione e che riunisce dodici associazioni del privato sociale milanese impegnati nel presidio sociale nei campi rom autorizzati dal Comune. «Il percorso di autonomia dei rom ha bisogno di quel patrimonio di esperienze della mediazione – ha commentato don Virgilio Colmegna della Casa della carità – che vuol dire stare nel mezzo e avere anche il coraggio di denunciare situazioni illegali, come si erano create ad esempio nel campo di Triboniano».
«Non si può ignorare il lavoro fatto in questi anni – ha aggiunto don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana, commentando la notizia della presentazione della Consulta – un percorso con un’identità precisa nella costruzione degli equilibri delicati tra i cittadini milanesi e la popolazione rom». (Daniela Fassini – Avvenire)