Campania: gli immigrati in pellegrinaggio a Pompei

Pompei – A termine dell’anno di attività pastorale della Migrantes Regionale della Campania è stato promosso il Primo Pellegrinaggio degli immigrati delle 24 diocesi della Regione a Pompei.

 
Hanno partecipato 250 immigrati delle diocesi di Salerno, Teggiano – Policastro, Avellino, Cerreto Sannita, Capua, Pompei ecc. Gli immigrati, tutti giovani, erano dell’India, della Libia, della Nigeria e delle zone sub sahariane. Sono rimasti contenti e soddisfatti, hanno animato la Santa Messa con canti bellissimi etnici ma soprattutto hanno partecipato alla celebrazione con grande devozione, dando una forte testimonianza di fede.
A presiedere la liturgia eucaristica mons. Bruno Schettino, arcivescovo di Capua; vescovo delegato della Migrantes Regionale e Presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes.
Ad intervenire in merito all’iniziativa è il parroco di Ponte don Alfonso Calvano che ricopre anche il ruolo di direttore regionale Migrantes. “Questo primo Pellegrinaggio degli Immigrati organizzato dalla Migrantes Regionale al Santuario della Madonna di Pompei, al termine di quest’anno di attività pastorali, – afferma don Calvano – può avere come slogan ‘scatena la vita’, cioè la voglia che abbiamo tutti insieme comeChiesa di liberare la nostra vita dalle catene della paura. Una vita da custodire, difendere, amare, progettare, accogliere, scegliere una vita da scatenare in tutta la sua portata umana e spirituale per costruire un futuro diverso. Sono sentimenti di filiale devozione e di riconoscente stima: è gioia di cuori, è festa di popolo. E’ la consapevolezza di accogliere Cristo per mezzo di Maria, nella Sua persona un successore degli Apostoli che viene a rafforzare la fede, a ravvivare la speranza e a sollecitare una coerenza cristiana più puntuale per una vita umana più piena e più degna. La nostra Chiesa – continua don Calvano – non vuole formulare grandi progetti pastorali e nemmeno cadere nelle insidie della ricerca della visibilità; vuole solamente annunciare Gesù Cristo nella quotidianità, puntare sulla pastorale ordinaria da portare avanti in modo straordinario: la qualità, anziché la quantità. In questo modo la Chiesa – dichiara ancora don Alfonso – diventa credibile, piccolo lievito che fermenta la pasta. Ora tutti auspichiamo che questo pellegrinaggio segni l’ora felice “di gettare le reti nel nome del Signore e di andare al largo”, l’ora di grazia in cui la comunità si senta scossa da una tensione missionaria più viva, più coraggiosa, più operosa nell’accogliere e integrare i nostri fratelli di cultura diversa per essere Chiesa una e santa”.