Il Papa e i rom: la testimonianza di Pamela Suffer

Roma – E’ una donna cattolica italiana appartenente al gruppo dei Sinti. Giovane mamma, testimonia l’attaccamento ai piccoli e alla fede del suo popolo

Beatissimo Padre,

 
La ringrazio per questo invito eccezionale! Mi chiamo Pamela, ho 28 anni sono italiana e appartengo alla comunità dei Sinti. La mia famiglia è in Italia da molti secoli. Oggi ho anch’io una mia famiglia, un marito e due bellissimi bimbi.
E’ sempre a loro che penso, al loro futuro, a come cresceranno e a come vivranno.
I bambini sono la speranza delle nostre famiglie e del nostro popolo, ma sono anche molto fragili.
Vorrei per i miei figli e per tutti i bambini rom e sinti un futuro di pace e serenità, in cui possano crescere e vivere insieme agli altri bambini d’Europa e del mondo senza essere esclusi e discriminati.
Anche se ho sempre vissuto in un campo, mi ritengo fortunata, ho potuto studiare e sono cittadina, quindi ho documenti e diritti. Quando sono in città nessuno si accorge che sono sinta. E succede anche che qualcuno mi parla male de “gli zingari”!
Santo Padre, sono stata educata alla fede dai miei genitori e ho fatto il catechismo e la comunione con i miei amici della Comunità di Sant’Egidio. Sinceramente davanti al Signore Gesù non mi sono mai sentita diversa, estranea. Io so che l’uomo guarda l’apparenza, ma il Signore guarda il cuore e Lei oggi ce lo dimostra.
So che il beato Zeffirino, un gitano come noi, è riuscito a vivere una vita buona, pur essendo un uomo semplice e mite: credo che dobbiamo ancora imparare tanto da lui.
Padre Santo, voglio ringraziarla per questa occasione con un nostro antico augurio: “Kon lacipè kerel, arakhel les o Del” (Colui che fa del bene, è protetto da Dio) Grazie