Il Papa e i rom: la testimonianza di Ceija Stojka

La Sig.ra Stojka appartiene ad una famiglia di zingari austriaci. E’ superstite dei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau e Bergen-Belsen.

Santo Padre!

 
Mi chiamo Ceija Stojka.
Quando sono nata in Austria la mia famiglia contava più di 200 persone. Solo sei di noi sono sopravissuti alla guerra e allo sterminio. Quando avevo 9 anni fui deportata con la mia famiglia prima ad Auschwitz, poi a Ravensbrück ed a Bergen-Belsen.
Ero bambina e dovevo vedere morire altri bambini, anziani, donne, uomini; e vivevo fra i morti e i quasi morti nei campi. E mi chiedevo: perché? Che cosa abbiamo fatto di male? Sento gli strilli delle SS, vedo le donne bionde, le „Aufseherinnen“ (guardie/sorveglianti) con i loro cani grandi che ci calpestavano, sento ancora l´odore dei corpi bruciati.
Come posso vivere con questi ricordi?! Come posso dimenticare quello che abbiamo vissuto?!
Non è possibile dimenticarlo! E l’Europa non deve dimenticarlo!
Oggi Auschwitz e i campi di concentramento si sono addormentati, e non si dovranno mai più svegliare. Ho paura però, che Auschwitz stia solo dormendo
Per dire la verità: non vedo un futuro per i Rom. L’antigitanismo e le minacce in Ungheria, ma anche in Italia ed in tanti altri posti mi preoccupano molto e mi rendono triste triste!
Ma vorrei dire che i Rom sono i fiori in questo mondo grigio. Hanno bisogno di spazio e di aria per respirare.
Se il mondo non cambia adesso, se il mondo non apre porte e finestre, se non costruisce la pace – la pace vera! – affinché i miei pronipoti (il quarto nascerà fra alcuni mesi) abbiano una chance a vivere in questo mondo, allora non so spiegarmi il perché sono sopravissuta ad Auschwitz, Bergen-Belsen e Ravensbrück.
Oggi vedo qui riuniti tante sorelle e fratelli rom e sinti da tutta Europa insieme al Papa: questa è un’immagine di gioia e di speranza per il futuro! Grazie Santità!