Milano: festa delle genti a Monluè

Si terrà il prossimo fine settimana in occasione del 25° anniversario dell’associazione «La Grangia». Don Giancarlo Quadri, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Milano, delinea un quadro sulle luci e sulle ombre dell’immigrazione

Milano – “A Grangia, nello specifico la casa di accoglienza, è nel suo piccolo un’icona di quanto rappresenta l’immigrazione negli ultimi 25 anni”. Inizia così il lungo racconto di don Giancarlo Quadri, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Milano, sulle luci e sulle ombre che l’immigrazione porta con sé. Don Giancarlo, invitato alla Festa delle Genti, che si terrà il prossimo fine settimana in occasione del 25° anniversario dell’associazione «La Grangia di Monluè», delinea un quadro chiaro della situazione. «È l’unica struttura nata per interesse del cardinale Carlo Maria Martini e della Diocesi, ed è nata per indicare come avvicinare il fenomeno della migrazione negli anni Ottanta. Non sempre siamo preparati ad accogliere questi fratelli e queste sorelle, come li chiamiamo noi». Il perché è presto detto. Don Giancarlo evidenzia in particolare tre grandi ombre che incombono sul fenomeno. «La prima è data dal fatto che noi non

siamo un Paese preparato – afferma il sacerdote -. La storia che ci ha accompagnato fino ad oggi ci ha cullato nell’illusione di non dovercene occupare. Da qui il monito, prepariamoci». La seconda ombra, forse ancora più cupa, è data «dall’assoluta mancanza di progetti per quanto riguarda il fenomeno migratorio». «Sembrerebbe logico – continua don Giancarlo – affrontare il fatto con un progetto serio e mirato, preparato da qualche antropologo o da qualche sociologo. Ma sfido chiunque, in tutto il mondo, a trovare nella storia e nella politica un progetto che si sia occupato della migrazione . Si tratta di un fenomeno che da un punto di vista antropologico, politico e sociologico, presenta gli opportunismi più biechi che ci possano essere sulla migrazione ». Infine la terza ombra. «L’altro, tra virgolette, il diverso, in quanto tale, si presenta sempre come un pericolo. È questa l’ombra più grande che buttiamo addosso ai migranti. Chi non è uguale a me viene rappresentato come un pericolo. È la tentazione in cui cadiamo noi italiani, preda di questo “guaio”. All’inizio del fenomeno ci chiedevamo, “Che cosa possiamo fare?”. Oggi invece non ci sono più domande, ma un’unica risposta: “Mandiamoli a casa”». Eppure le luci ci sono. «Sono luci piccole, ma sono un fiammifero nel buio totale. È l’evoluzione del fenomeno nel tempo. La luce più grande sono i bambini. Basti pensare che il 35-40% degli stranieri in Italia è rappresentato da chi ha meno di 18 anni. Una percentuale di questo tipo, tendente ad aumentare in breve tempo, mi dice che questa è la luce più grande. Dipende da noi se il futuro della nazione sarà positivo o negativo». La seconda positività, quindi la seconda luce, arriva proprio dalla Chiesa. «Abbiamo un bagaglio
culturale tendente al religioso, molto positivo – afferma ancora don Giancarlo Quadri -, con documenti interessanti. Basti pensare ai pronunciamenti di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI o a Milano del cardinal Martini e di pochi giorni fa il discorso del cardinal Tettamanzi sul fenomeno migratorio. La speranza grande è il magistero ultimo della Chiesa, perché abbiamo le luci su cui camminare». Non da ultima, la terza luce, l’esperienza della Grangia che va avanti dal 1996. In 25 anni l’associazione ha accolto più di 1300 stranieri regolari, provenienti da circa 70 Paesi diversi. «Un significativo seme gettato nelle zolle del terreno della Diocesi di Milano. Faremo di tutto per farla crescere sempre di più». L’associazione, che ha come obiettivo l’accoglienza e l’integrazione degli stranieri, spegnerà le sue prime 25 candeline la prossima settimana con un ricco programma di festa. Si parte venerdì alle 21 con l’incontro «Luci e Ombre sull’immigrazione». Sabato e domenica invece spazio al gioco, al teatro e alla musica. A conclusione della festa, domenica alle 16 interverrà il cardinale Dionigi Tettamanzi per la preghiera interreligiosa. L’appuntamento è in via Monluè 87. (V. Todaro, MilanoSette)