Milano: consiglio pastorale sui migranti

Il 4 e 5 giugno a Villa Sacro Cuore di Triuggio

Milano – Sarà interamente delicata al tema dell’immigrazione la IV Sessione del Consiglio pastorale diocesano che si terrà il 4 e 5 giugno a Triuggio presieduto dal card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano.

 
A introdurre l’argomento all’ordine del giorno “I migranti: per una pastorale e una cultura del ‘vivere insieme’” sarà Giorgio del Zanna, coordinatore della Commissione preparatoria. Ma per riflettere e rendere più efficace il dibattito, i consiglieri hanno già ricevuto ampio materiale in merito: analisi e dati sul fenomeno migratorio, contributi sul tema dell’accoglienza, del dialogo tra culture e religioni differenti, della relazione interconfessionale, della responsabilità educativa nei confronti di tutti. Quello che bisogna evitare è “il rischio di una sociologia ‘fai da te’, fondata su elementi e strumenti di osservazione molto limitati e parziali”. L’analisi dei dati sulla presenza dei migranti sul territorio italiano e in particolare nella diocesi ambrosiana, “può condurre al superamento di luoghi comuni e stereotipi utilizzati dai mezzi di comunicazione e ancor prima dal territorio istituzionale, privato e purtroppo alcune volte anche dai contesti pastorali”.
Inutile nascondere che il fenomeno migratorio è ormai “esponenziale e irreversibile”, nella stessa Lombardia e a Milano la presenza di stranieri ha registrato un trend maggiore rispetto al territorio nazionale. Oggi le etnie presenti in diocesi sono circa 170 e rappresentano “una molteplicità di culture, tradizioni e costumi, anche modalità diverse tra loro di visualizzare il bisogno e il valore aggiunto di cui sono portatori”. Per don Giancarlo Quadri, direttore dell’Ufficio Migrantes, c’è una certa “avversione o indifferenza” verso la questione immigrazione, forse a causa di una deriva culturale.
“Il migrante – dice – è ancora considerato come il poveraccio che bussa alla nostra porta in cerca di aiuto e non come il segno tangibile e sempre più evidente di un’opportunità o, ancora di più, segno evidente di un mondo in cambiamento o già cambiato”.
“Non ci è lecito accettare che il mondo dell’immigrazione sia abbandonato a se stesso – spiega don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana – che si chiuda a riccio, che coltivi sentimenti di frustrazione e risentimento”. Il fenomeno migratorio interpella tutti, anche le comunità cristiane, e nei prossimi giorni toccherà al Consiglio pastorale diocesano raccogliere la sfida e interrogarsi in modo costruttivo per dare alcune indicazioni concrete su temi come l’accoglienza, l’educazione, l’evangelizzazione e il dialogo. (L.Bove)