Il tour operator e l’Isola delle vacanze da sogno

Lampedusa – “Venite, vi faccio vedere Lampedusa quando era vecchia”. Il richiamo gridato da un ragazzino dal fondo della via Roma ha lasciato il segno. Un invito che non è sfuggito a Nino Taranto, titolare di quell’atelier che espone foto di un’isola antica e selvaggia, davanti al quale il gruppo di ragazzini si è fermato, per curiosare e scoprire Lampedusa prima della “civilizzazione”. Un piccolo mondo antico che oggi non c’è più, soppiantato dall’isola civile e giovane, quella in cui i ritmi sono dettati dalle prenotazioni degli operatori, dagli arrivi dei charter, dai registratori di cassa, dalla crescita disordinata di un patrimonio edilizio che in pochi anni è raddoppiato e oltre, assecondato dall’aumento delle presenze. L’industria delle vacanze ha determinato, insieme all’aggiornamento del paesaggio, anche una mutazione antropologica. Da pescatori di sgombri in imprenditori dell’accoglienza, un salto pericoloso e fortunoso compiuto in meno di una generazione. Un azzardo che alla fine ha pagato, almeno sotto il profilo economico, il criterio di giudizio che a partire da quegli anni ha spinto sullo sfondo gli altri.

 
È per questo che Giovanni Fragapane, Sindaco dell’isola dall’83 al ’93, non le manda a dire. È stato insieme protagonista e spettatore di quel “paso doble” economico e umano e di quel decennio di cambiamenti radicali per l’isola ha una visione per nulla accomodante: “La rovina è iniziata con i missili di Gheddafi, Lampedusa è schizzata nelle prime pagine dei giornali è diventata l’apertura dei telegiornali ed è iniziato il turismo di massa. Ha portato benessere a tanti, quasi a tutti, ma dal punto di vista ambientale, culturale e sociale ha finito per impoverirci. Fino all’86 si contavano tra i 700 e gli 800 arrivi, ma i missili libici hanno fatto esplodere gli arrivi, che lo scorso agosto hanno raggiunto quota 35 mila.
Nelle proiezioni dell’Amministrazione comunale e della Pro loco quest’anno avrebbe dovuto esserci un ulteriore incremento del 30%, fidando sui bruschi colpi subiti da Sharm el Sheik, in Egitto, e da Hammamet, in Tunisia. Lo stesso vento caldo che ha soffiato sul Nord Africa ha finito, però, per raggiungere Lampedusa e oggi, sotto lo stesso cielo, la sponda meridionale del Mediterraneo e l’Isola di Mezzo combattono ancora una volta la stessa battaglia. (N. Arena – Ufficio Migrantes Messina)