Card. Bagnasco: non aver paura dello straniero

Conferenza stampa del presidente della Cei al termine dell’Assemblea che si è conclusa oggi

 
Roma – “Dobbiamo prendere l’esempio degli abitanti di Lampedusa e Linosa” nel loro “richiamo a non aver paura dello straniero”. È quanto ha affermato il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenendo oggi in Vaticano alla conferenza stampa conclusiva della 63ª assemblea generale della Cei. Il cardinale ha ricordato la sua recente visita a Lampedusa, “una visita-lampo, molto intensa, che porto nel cuore”, spiegandone anche le motivazioni: “La mia prima intenzione era di andare, a nome di tutti i vescovi italiani, a trovare la popolazione che continua a reagire a una situazione di emergenza umanitaria. Ho parlato con le persone e ho raccolto testimonianze di grandissimo valore”. Inoltre, “ho portato l’aiuto concreto dei vescovi per concludere la ‘Casa della fraternità’”, struttura dell’arcidiocesi di Agrigento.
“Ho portato anche l’attenzione della preghiera di tutte le comunità, di tutte le diocesi italiane”. Ora “cosa possiamo fare?”, ha proseguito il card. Bagnasco, aggiungendo: “Dopo le incertezze quasi inevitabili di fronte a eventi che sono insoliti e più grandi delle aspettative, dobbiamo prendere l’esempio degli abitanti di Lampedusa e Linosa nel richiamo a non aver paura dello straniero. Il Papa ce lo ha ricordato sempre e loro lo stanno vivendo. Da questo esempio – ha concluso – tutti dobbiamo sentirci contagiati: tutte le regioni italiane devono agire in questo senso”.
“L’Europa – ha poi spiegato –  non perda l’appuntamento che le sta dando la storia con l’emergenza umanitaria a Lampedusa, dove la situazione è dolorosa e che speriamo si concluda presto anche recuperando riconciliazione, pace e giustizia, sufficiente benessere e rispetto dei diritti fondamentali nei Paesi di provenienza dei migranti”.
Ilpresidente della Cei ha ribadito che “l’Europa di fronte a questa situazione, che non è strettamente economica, finanziaria o burocratica, ma di tipo umanitario e valoriale, deve interrogare se stessa su chi vuole essere, se vuole essere l’Europa delle unificazioni burocratiche, che sono anche necessarie, o delle procedure oppure se vuole essere l’Europa come casa, come famiglia unica ma rispettosa delle diverse tradizioni e storie”. “L’Europa – ha concluso – deve porsi non solo nel Mediterraneo ma nel consesso delle nazioni con una sua identità. Questo è l’appuntamento che spero l’Europa non perda”.