Missionari per la luna cercansi !

Un articolo della MCI di Kreuzlingen-Weinfelden

Kreuzlingen-Weinfelden – Ognuno di noi ha una sua esperienza di migrante, infatti se ci troviamo qui in Svizzera, Germania o in altre parti del mondo, da un periodo di tempo che varia dai 50 anni a scendere o a salire non è perché non amavamo abbastanza la nostra terra d’origine.

 
Possiamo dire che motivi di forza maggiore ci hanno spinto ad emigrare verso paesi economicamente più stabili per garantire a noi stessi e alle nostre famiglie un futuro migliore.
Questo naturalmente ha comportato una serie di sacrifici, di rinunce, di strazianti nostalgie. Nella mia storia di emigrazione penso tante volte che se non avessi avuto “o mare e`Napule” alias il Lago di Costanza, non avrei resistito a stare lontana dalla mia terra per tanto tempo. Quante notti insonni
a guardare quel lago e sognare ad occhi aperti la mia Napoli, il Vesuvio, i miei affetti, i miei amici la mia Parrocchia. Che sofferenza i primi anni a non poter andare la domenica a Messa anche se in lingua tedesca, perché si doveva lavorare. Quanti lunedì, giorno libero, passati davanti a quel grande crocifisso della Chiesa della Trinità a Costanza a pregare e piangere.
Poi l’incontro con la Missione Cattolica Italiana, con il Missionario ed è stato subito un rinascere a vita nuova, dove pur rimanendo in un contesto straniero, freddo, diverso dal tuo, avevi la possibilità di incontrare gente che parla la tua lingua, nella quale ritrovi i sapori della tua terra e soprattutto, grazie al cielo, ho trovato un altro lavoro dove la domenica non dovevo lavorare, poter andare a Messa e incontrare il mio amato Gesù, potermi nutrire della sua Parola e del suo Corpo. Quindi di conseguenza l’impegno a contribuire e sostenere il lavoro del Missionario a favore della Comunità
di lingua Italiana a lui affidata prima come volontaria a Costanza e poi, come ben sapete, a tempo pieno da oltre dieci anni qui in Svizzera. In questo caso anche noi piccola comunità italiana in emigrazione diveniamo “Chiesa segno dell’unità della famiglia umana”, tema del Messaggio per la giornata mondiale del migrante del 1995 di cui riporto di seguito una riflessione fatta dal neo Beato Giovanni Paolo II dove troviamo una sintesi del cammino della Chiesa: “I fedeli immigrati, nel libero esercizio del loro diritto e dovere di essere nelle Chiese particolari pienamente in comunione
ecclesiale e di sentirsi cristiani e fratelli verso tutti, debbono restare completamente se stessi per quanto concerne la lingua, la cultura, la liturgia, la spiritualità, le tradizioni particolari, per
raggiungere quella integrazione ecclesiale, che arricchisce la Chiesa di Dio e che è frutto del realismo dinamico dell’Incarnazione del Figlio di Dio”. Dietro la spinta all’auto-identificazione e all’auto-appartenenza nel contesto di vita nuovo e spesso estraniante, il rinnovamento dell’identificazione religiosa avviene più agevolmente e con maggiore intensità allorquando l’istituzione ecclesiale è percepita e vissuta come propria, come un luogo in cui sia possibile riattualizzare la propria identità culturale e linguistica, ritrovarsi fra connazionali, sentirsi alla pari degli altri e magari assumere ruoli di rilievo, riuscendo così a creare più facilmente un senso di comunità, in cui appartenenza etnico-nazionale e appartenenza religiosa convergono.
In definitiva, la Chiesa non ha una sua politica per le migrazioni, ma possiede una “pastorale per i migranti”, che tuttavia comporta importanti scelte politiche. Ricordiamo che diversi sono i ruoli svolti dalle istituzioni religiose e dalla chiesa in particolare nei confronti dei processi di integrazione degli immigrati, in un rapporto dialettico con le istituzioni politiche e con gli atteggiamenti delle società ospitanti. Svolgono una funzione di facilitazione dell’insediamento: sul piano culturale, contrastando gli atteggiamenti xenofobi; sul piano politico, favorendo politiche di inclusione; sul piano sociale, fornendo servizi alle persone, e in modo particolare agli strati più deboli. E parecchi aiuti di natura sociale sono forniti dalla Chiesa cattolica, secondo criteri universalistici a tutti
coloro che ne hanno bisogno, compresi gli immigrati in condizione irregolare. Questa scelta rafforza l’immagine della Chiesa cattolica”. Mi direte a questo punto ma cosa centra tutto questo con la ricerca di Missionari per la luna? Beh, naturalmente è una mia provocazione per farci riflettere sulla situazione attuale delle Missioni. Molte Missioni vengono accorpate, i Missionari
italiani scarseggiano e si parla sempre più di collaborazione e comunione con la Chiesa locale. Questo, cari fratelli e sorelle, deve essere vissuto con una fede adulta e con la positività del cuore a vedere in tutto ciò un bene per essere Chiesa nel segno delle migrazioni. Questa tematica la vogliamo sviluppare nel Convegno che si svolgerà a Kreuzlingen nel prossimo 25 giugno dalle ore 10.00 alle ore 16.30 nella Ulrichshaus. Questo tema lo abbiamo sviluppato ed elaborato nell’ottobre
scorso durante il Corso di Aggiornamento con tutti i Missionari, i Collaboratori e le Collaboratrici Pastorali che operano all’interno delle Missioni in Svizzera. Noi che abbiamo una responsabilità pastorale nei confronti delle Comunità linguistiche che ci sono state affidate facciamo di tutto per trovare nuove strade che possano garantire la salvaguardia e la crescita della Fede. Perciò se dalla Luna arrivassero richieste di Missionari italiani come faremmo con questa penuria di vocazioni al sacerdozio? Vi raccomando, insieme a don Francesco, di partecipare numerosi perché il futuro delle Missioni linguistiche é nelle nostre mani. Preghiamo insieme il Signore risorto che mandi tanti operai alla sua messe perché senza Gesù «pane spezzato» non possiamo vivere! (Rosaria – MCI di Kreuzlingen-Weinfelden)