“Accogliendo i profughi viviamo il Vangelo”

L’impegno delle comunità cristiane verso chi scappa dalla guerra. L’esperienza di Rozzano, dove la parrocchia dei Santi Chiara e Francesco si è presa cura di 10 giovani del Burkina Faso

Milano – “Paura e fastidio per noi? No, la realtà è diversa da come spesso la raccontano. Abbiamo invece visto il terrore, lo smarrimento e l’angoscia negli occhi di questi ragazzi. Io non ho vissuto la guerra, ma penso che essa ti provochi grandi ferite dentro, è un disastro sempre. Penso che anche questo abbia fatto scattare proprio l’evangelico: “Ogni volta che farete qualcosa al più piccolo dei miei fratelli l’avrete fatto a me”.

 
Padre Mario Zaninelli è parroco ai Santi Chiara e Francesco a Ponte Sesto, Rozzano, alle porte sud di Milano. Racconta l’esperienza di accoglienza di 10 ragazzi tra i 18 e i 24 anni del Burkina Faso, fuggiti dalla Libia in guerra e giunti a Lampedusa. Li ha accolti per una settimana nel suo oratorio, particolarmente sensibile perché già ospita anche la Casa Betania per i rifugiati politici. È una delle diverse realtà che in queste settimane sono mobilitate per affrontare i nuovi arrivi dei profughi.
Quattro dei profughi lavoravano in Libia, ma di fronte alla guerra non potevano che fuggire: hanno tolto loro tutto, compreso il passaporto, si sono imbarcati e sono arrivati a Lampedusa. Poi in Puglia e ora in Lombardia.
“Ci siamo presi cura di loro per una settimana – racconta padre Mario -. È stata molto bella la risposta dei parrocchiani. Infatti penso che, se la situazione viene spiegata adeguatamente e con calma, tutti si danno da fare. Ho avuto una grandissima solidarietà non solo per l’offerta di vestiti, maglieria intima e beni di prima necessità. Ma anche per il servizio verso questi ragazzi: passare tempo con loro, insegnare i primi rudimenti di lingua italiana, perché uno solo parlava in inglese, un altro un francese po’ stentato e gli altri 8 solo la lingua locale”.
Dopo quello che avevano passato, alcuni di loro si sono ammalati: “C’erano anche i turni di notte, perché due ragazzi sono arrivati con broncopolmonite e febbre alta. Devo dire che al pronto soccorso dell’ospedale Humanitas sono stati splendidi, li hanno accolti subito, curati e visitati. Il Sindaco di Rozzano ha dato la sua grande disponibilità fin dal primo momento: è stato lui a riceverli quando sono arrivati con la Protezione Civile scortati dalla Polizia stradale e poi consegnati a me. Ha attivato anche la Protezione civile per avere i sacchi a pelo oltre alle brandine. Anche le forze dell’ordine si sono date da fare, erano presenti sul territorio con grande disponibilità tanto è vero che non abbiamo avuto nessun problema”.
Padre Mario è particolarmente contento per la solidarietà e la risposta dei suoi parrocchiani: “La gente è stata splendida: al mattino i ragazzi facevano colazione qui grazie alle mamme che scendevano al bar dell’oratorio per prepararla. A pranzo e cena, invece, hanno mangiato a Casa Betania”. In seguito sono stati portati in provincia di Bergamo, per un percorso di integrazione più articolato. “Loro sono tutti musulmani. Quando ci hanno salutati, al di là dell’abbraccio, mi hanno detto: ‘Tu sei una persona buona e Dio ti aiuterà’. Questa è una cosa bella, non tanto per me, ma per tutti coloro che si sono impegnati”.
Partiti i 10 ragazzi, a Rozzano l’impegno continua: “Adesso diamo una mano a recuperare quello che può essere utile a livello decanale per i rifugiati a Pieve Emanuele. Il responsabile è il decano di Rozzano e parroco di Pieve, don Benvenuto Riva. Accanto a lui c’è don Olinto Ballarini, parroco di Opera e responsabile della Caritas decanale. Diamo una mano tutti: proprio l’altra sera abbiamo portato beni di prima necessità (sapone, spazzolino da denti, dentifricio) per circa 50 persone. A Pieve ce ne sono 40”. Cosa rimane di questa esperienza?
“Guardi, se domani ne dovessero arrivare altri 10, penso che i parrocchiani saranno sicuramente in prima linea con me, di fianco a questi ragazzi – risponde padre Mario -. Si sono accorti, vivendola in prima persona, che la carità va veramente oltre, l’amore è qualcosa di diverso, l’accoglienza è molto importante. Su questo si dovrebbe proprio riflettere. Non c’è da aver paura di niente. Certo non bisogna essere sprovveduti, è ovvio”. (P. Nardi)