“Immigrato, grande risorsa”

A Palestrina la Festa dei Popoli

Palestrina – Domenica scorsa a Cave, nel convento San Carlo e in Piazza Marconi, si è svolta una coloratissima e gioiosa “Festa dei Popoli”. È stato un incontro socio-culturale improntato al dialogo fra tutti gli immigrati e la gente del luogo, un incontro tra culture e identità diverse, organizzato dalla diocesi di Palestrina in collaborazione col comune di Cave. Il tema principale è stato: “Immigrato, grande risorsa”.

 
Quest’incontro è cominciato alle ore 18.00, con la coordinazione di Franco Pittau. Dopo il saluto introduttivo di Umbertini Massimo, Sindaco di Cave, e di mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore della Migrantes di Roma e del Lazio, è stato presentato il volume “Osservatorio romano sulle migrazioni”, che è uno studio aggiornato, curato da italiani e immigrati, sulle immigrazioni, sull’economia e sull’imprenditoria di Roma e Provincia. I dati e il significato di questa ricerca, sono stati forniti da Franco Pittau, coordinatore del volume e da Maksim Cipi, collaboratore del volume e mediatore linguistico culturale. Gli approfondimenti sono stati fatti da Fabio Leggeri, Direttore della Caritas di Palestrina e da don Mihaita Roca, Direttore dell’Ufficio Migrantes ed Ecumenismo della diocesi di Palestrina. Quindi il vescovo della diocesi mons. Domenico Segalini, che ha illustrato la situazione del clero della sua diocesi, mettendone in risalto le diversità e la provenienza da tutto il mondo.
Al termine della presentazione mons. Sigalini, ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica con l’intenzione di affidare questa festa-incontro allo Spirito di Dio, perché, tra accolti ed accoglienti, ci sia sempre un dialogo illuminante e costruttivo di collaborazione e di solidarietà per la piena riuscita dell’integrazione di tutti gli immigrati, nello spirito cristiano della fratellanza, dove l’”altro” non è un “diverso”, ma una persona uguale a me, che ha il mio stesso “volto”, che è il “volto” di Cristo, che col suo Sangue, ci ha reso tutti fratelli, figli dello stesso Padre.
Nella sua omelia, con parole di speranza, che si sposano perfettamente col vero significato e lo spirito di questa “Festa dei Popoli”, il presule ha sottolineato che lungo tutto l’arco della vita, l’uomo si pone sempre mille domande: Chi sono io? Che cosa faccio? Dove vado? Qual’è il mio scopo? Dove devo arrivare? Sono tutte domande a cui l’uomo non sa rispondere esaurientemente. Solo in Dio, nella sua piena fiducia, troveremo le risposte giuste. “Io sono la via, la verità e la vita”. Se sappiamo ascoltare la sua voce, la sua chiamata, il suo invito a svolgere bene il compito che affida ad ognuno di noi: sacerdote, padre, madre, insegnante, operaio, studente, governante, ecc., avremo trovato la strada. Poi ha fatto una riflessione sulla domanda di Filippo: “Signore, mostraci il Padre”: il volto del Padre, è il volto di Gesù che si riflette su ognuno di noi. Nel nostro quotidiano, vediamo il volto di Gesù nell’ammalato, nell’emarginato, nel perseguitato, nello straniero in cerca di una vita migliore. Cioè in ogni persona che soffre. Quindi, ritornando al tema dell’immigrazione, mons. Segalini ha invitato ad accogliere questa gente che ora si trova in grande difficoltà, in uno stato di estrema debolezza, che ha fame, che è perseguitata, che cerca la vita. È nei loro volti tristi e sofferenti, stremati e impauriti dall’incognita del loro futuro, che c’è tutta la tristezza e la sofferenza del volto di Cristo. “Ero straniero e mi avete accolto!”.
Riportando la nostra riflessione sulla mobilità umana, ci accorgiamo che quelli odierni sono tempi di grandi spostamenti, incontenibili ed inarrestabili. Dice il Papa Benedetto XVI: “L’avvenire delle nostre società poggia sull’incontro tra i popoli, sul dialogo tra le culture nel rispetto delle identità e delle legittime differenze”. Si può dedurre che solo ristudiando e mettendo in atto nuove politiche di accoglienza, mirate a favorire processi d’integrazione, si avrà la capacità di saper gestire questi flussi migratori che comportano la compresenza di culture, di identità, di credenze ed espressioni religiose diverse, e solo allora si avvierà quell’auspicato processo di convivenza civile.
Tranne qualche caso d’insofferenza e d’intolleranza, la nostra gente cammina, elogiata anche dal Sindaco Umbertini Massimo, su questa strada. Questa giornata ne è la conferma. Infatti qui a Cave e nei dintorni, ci sono tanti stranieri immigrati, specialmente romeni, che hanno saputo integrarsi molto bene con le comunità locali, a tal punto che oggi occupano anche posti di prestigio. Gli immigrati, in questa persone, hanno trovato quel po’ di calore umano e cristiano, che non ha fatto pesare più di tanto, la lontananza dai luoghi e dagli affetti più cari. Il resto l’hanno fatto loro stessi con la caparbietà e la voglia di lavorare onestamente per raggiungere, al più presto, per essi e per le loro famiglie, quel futuro migliore che da sempre cercano. Raggiunto un significativo grado d’integrazione, accolti ed accoglienti, camminano insieme sulla stessa strada del vivere civile, negli stessi luoghi, con gli stessi diritti, e con gli stessi doveri.
La serata poi è continuata dando un pò di ristoro anche al corpo, intrattenendoci sotto i portici di uno splendido chiostro, e soprattutto, degustando alcune specialità gastronomiche romene ed albanesi che ha dato l’illusione, a chi l’ha preparate e a chi le ha gustate, di aver trasferito qui un pezzetto della loro vita nel paese di origine. Era tutto veramente gustoso, anche per i palati, abituati ad altri sapori.
Quindi c’è stato il ringraziamento da parte degli organizzatori a tutti i partecipanti, alla comunità locale di Cave, ai loro rappresentanti e al nostro vescovo per la calorosa accoglienza e la generosa ospitalità, con la speranza che di questi fruttuosi incontri c’è ne siano tanti. Un saluto ed un ringraziamento particolare è andato al padre guardiano Alessandro Pennacchi per sua grande disponibilità.
La serata si è conclusa tutta all’insegna della musica e del folclore. Un momento di esplosione di gioia, si è avuto quando ha cominciato ad esibirsi il gruppo folcloristico romeno “Plai mioritic”. Quasi tutti i romeni presenti, alle prime note del gruppo, si sono disposti in cerchio nella piazza, e si sono messi a ballare, pensando sicuramente al proprio paese. Molto applaudita è stata anche la banda musicale “Città di Cave” e i gruppi folcloristici “Erre 6” e “Ladridecaine”. (S. Verde e M. Roca)