Lampedusa: giro in barca con il marinaio “Sanguedolce”

Viaggio per “Raccontare la Speranza”

Lampedusa – A casa trascorre veramente poco tempo: di notte è il “guardiano” dell’Hotel Sirio, di giorno si divide tra un lavoretto e l’altro ma è pronto a scappare non appena c’è da scendere in mare. Rosario, questo il suo nome, è nato a Pantelleria ma il cordone ombelicale dell’anima lo lega indissolubilmente a Lampedusa, di cui conosce ogni strada, ogni scoglio, ogni “caletta”: perché la terra al centro del Mediterraneo, è ancor prima centro del suo mondo. Lo capiamo bene mentre ci guida e ci fa da guida nella circumnavigazione dell’Isola a bordo di un motoscafo da cui, “armati” di telecamera, cerchiamo di riprendere gli scorci più belli, visibili solo dal mare: Rosario ce li indica uno dopo l’altro aiutandoci a scoprire le bellezze segrete di una “selvaggia” Lampedusa, dove oltre quel porto, oltre quelle strade ormai tornate alla normalità e pronte ad accogliere i turisti, ci sono ancora tanti tesori da esplorare.
Così come da esplorare è l’anima “ribelle” di Rosario, poco accomodante negli atteggiamenti, ma decisamente meno rude di quanto voglia far credere, come in fondo conferma anche il suo cognome, Sanguedolce: «Se una persona con me si comporta male anche solo una volta – ci spiega – è difficile che possa recuperare, in caso contrario sono molto disponibile». Un’indole che rispecchia un pò la natura dei lampedusani, restii a “ricevere ordini” forse perché troppo spesso abbandonati a sé stessi, ma pronti ad accogliere l’altro a braccia aperta. E Rosario, in fondo, tra i tanti volti incontrati, è per molti aspetti il più lampedusano dei lampedusani.
Tra una foto scattata a Cala Creta, di fronte alla villa di Baglioni, «con lui sono molto amico» ci racconta, una ripresa alla “Tabaccara” e un’altra a Cala Pulcino, il 40 enne, per l’occasione capitano del “nostro” motoscafo, mette pian piano da parte la sua rude apparenza lasciando spazio ad un altro lato di sé: quello di un uomo profondamente legato alla propria Isola, preoccupato per il futuro di questa terra ma al tempo stesso pronto a fare il possibile affinché l’etichetta “emergenza sbarchi” sia finalmente rimossa: «I nostri turisti pensano ancora che l’isola sia ridotta in quelle condizioni e questo perché le tv, che ormai sono qui in pianta stabile da mesi fanno vedere solo il momento dell’arrivo degli immigrati, senza andare mai oltre il porto. L’anno scorso di questi tempi – afferma il marinaio-pescatore “tutto fare” indicandoci dal suo posto di comando l’incantevole spiaggia bianca della Guitgia – era già pieno di lettini ed ombrelloni, ora invece è tutto vuoto». C’è tanto rammarico nelle parole di Rosario mentre ricorda la passata stagione, quando «stranieri e nordici (nord-italia ndr)» erano già a Lampedusa desiderosi di godere di un po’ di sole e relax. Ma in lui c’è anche la felice consapevolezza di chi si sente fortunato a vivere in questa terra, seppur difficile, e non in un’altra; a navigare in questo mare e non in un altro; di chi ama fare un giro in barca per condividere con altri – ma solo se lo meritano – le bellezze dell’Isola; di chi si sente soddisfatto di una giornata di pesca o di una raccolta di padelle sugli scogli. Perché tutto questo, e molto altro, è parte del cuore e dell’anima di uno dei tanti innamorati di Lampedusa, un uomo dai modi rudi ma di “Sanguedolce”, non solo di nome, anzi cognome, ma anche di fatto.    (Elena De Pasquale – Ufficio Migrantes Messina)