“Un grande cuore per una piccola Linosa”

Parla il parroco di Linosa Ignazio Giunta

Linosa – “Non dimenticatevi di Linosa, perché anche quella comunità ha fatto e sta facendo tanto per i nostri fratelli migranti e il loro impegno va apprezzato e riconosciuto”. Queste le parole che mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, riserva a quella terra “consorella” di Lampedusa, collocata al centro del Mediterraneo e che in tante occasioni, nel corso degli anni, ha rappresentato la salvezza per centinaia di immigrati. Un’isola che, come sottolinea il presule nel corso del nostro incontro durante la visita del cardinale Angelo Bagnasco a Lampedusa, merita però più attenzione, non solo perché parte attiva nell’accoglienza degli immigrati ma perché a propria volta isola “isolata” nel cuore del “Mare Nostrum”, bisognosa di sentirsi più “accolta” nel proprio Paese.

 
Cogliendo l’invito di mons. Montenegro abbiamo dunque deciso di fare una chiacchierata con il parroco della piccola Linosa, padre Ignazio Giunta, vispo 74enne alla soglia del cinquantesimo di sacerdozio: i 50 anni di ministero scatteranno per lui il 24 aprile del prossimo anno e padre Giunta li festeggerà proprio nell’isola, piccola per superficie ma grande di cuore. E ci tiene subito a precisarlo il parroco originario di Naro, anche lui presente alla celebrazione eucaristica presieduta dal card. Bagnasco: “Prima di tutto bisogna ricordare che ci troviamo nel comune di Lampedusa e Linosa, perché Linosa non è una frazione di Lampedusa. In occasione dell’ultima emergenza anche i linosani hanno fatto il possibile per dare il loro supporto, offrendo un tetto, un pasto caldo, un po’ di ristoro”. L’isoletta, abitata da circa 450 abitanti, si è sempre mostrata pronta ad accogliere gli immigrati anche quando gli arrivi sono stati consistenti (fino ad 80 unità ndr), senza mai tirarsi indietro: “Sono qui da poco tempo (novembre 2010 ndr) – spiega – ma ho subito riconosciuto la grande generosità di queste persone che nonostante le loro difficoltà hanno sempre messo in primo piano i bisogni degli altri”. E i problemi per gli abitanti del piccolo centro sono tanti, forse persino troppi se rapportati alle ridotte dimensioni di quella terra, che però paga proprio lo scotto di essere un “puntino” nel Mediterraneo: al centro ma al tempo stesso al margine.
I disagi infatti, così come a Lampedusa, riguardano la sanità, la scuola ma ancora di più i trasporti e gli spostamenti perché Linosa è priva di un aeroporto, e ciò, soprattutto in inverno, è causa di lunghi periodi di isolamento. Eppure, nonostante tutto, i linosani vanno avanti animati dal coraggio e da una profonda religiosità, perché la preghiera permette loro di avere fede e fiducia, anche verso quelle istituzioni da cui purtroppo si sentono abbandonati.
“Queste persone hanno tanti problemi ma sono pronte ad abbracciare tutti, così come è stato con me. Prima di arrivare qui – spiega padre Giunta – ho viaggiato tanto, ho svolto il mio ministero in una missione cattolica in Tanzania dove sono stato dal 1981 al 1987. La sola parrocchia in cui mi trovavo ad operare era grande quanto l’intero territorio della diocesi di Agrigento, per un totale di 30 villaggi. C’era tanta distanza da un punto all’altro, ma di ogni luogo in cui andavo ciò che mi colpiva era la semplicità con cui viveva quella gente, praticamente priva di ogni cosa: abitavano in capanne, non avevano tv, pochi vestiti, ma erano sempre pronti a sorridere”. A fare però da contrappeso alla tanta povertà “materiale”, una profonda ricchezza d’animo e di cuore, come ci confermano le parole del sacerdote: “Spesso oggi i nostri fratelli che arrivano qui dall’Africa hanno più difficoltà ad integrarsi, si sentono ‘diversi’, quasi estranei, lì invece non è così e la mia esperienza ne è la dimostrazione: ti fanno subito sentire a casa loro, non dimenticherò mai la frase che mi ripetevano sempre: Ujisikie nyumbani ovvero ‘Sentiti a casa tua’. Ed io in mezzo a loro è così che mi sono sentito”. (E. De Pasquale, Ufficio Migrantes Messina)