La città fragile

Un convegno della Cei a Fermo sulla fragilità.

 
Fermo – “La concentrazione della popolazione, la mobilità, alcuni fenomeni di emarginazione sociale e di disagio che assumono una ‘macro’ dimensione, rendono le grandi città i nuovi ‘porti di mare’; al tempo stesso, la deurbanizzazione, la nascita di nuove grandi periferie creano attorno alle grandi città nuovi ‘anelli’ deboli sul piano sociale e della vivibilità”. E’ quanto ha affermato oggi pomeriggio mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes – in apertura del convegno Cei sul “Eucarestia presenza di misericordia – Prendersi cura delle fragilità per costruire la città”, in corso fino a domani a Fermo e promosso dall’Ufficio di Pastorale della Salute della Cei insieme alla Fondazione Migrantes, Fondazione Missio e Caritas italiana. Il convegno è promosso in preparazione della giornata dedicata alla fragilità che si svolgerà all’interno del programma del Congresso eucaristico nazionale di Ancona in programma dal 3 all’11 settembre.
Per mons. Perego nelle città alcune fasce sono “particolarmente deboli o problematiche” come i rom, le mamme sole con bambini, soprattutto immigrate, i minori non accompagnati, il grave fenomeno dell’usura e del gioco, gli anziani soli, i senza dimora (italiani e stranieri) e gli sfrattati, gli stranieri clandestini e irregolari (con il fenomeno del traffico degli esseri umani), i malati psichici, i detenuti e gli ex-detenuti, la prostituzione di strada e sommersa. Si tratta di almeno 1.000.000 di persone – ha aggiunto ancora il direttore della Migrantes – che sfuggono alle statistiche sulla povertà e che sono concentrate in particolare nelle grandi città.
“Su queste linee di povertà – ha proseguito – è importante sia individuare alcuni bisogni prioritari che richiedono attenzioni nei servizi, soprattutto in una situazione di emergenza, quale sempre di più si è costretti ad operare: alcuni bisogni primari (vitto, pulizia, assistenza…), la casa, la tutela sul lavoro precario o irregolare, ma anche creare un lavoro di advocacy, che guarda alla tutela della dignità e dei diritti della persona”.