Cesena: in centro storico stranieri al 15 per cento

I dati molto accurati, grazie ai quali sarà intrapresa una pastorale familiare mirata, risultano da un’indagine portata avanti dalla parrocchia del Duomo

Cesena – In centro città tanti stranieri. E’ una considerazione che tanti fanno, ma questa volta è supportata dai dati statistici precisi della parrocchia del Duomo di Cesena guidata dal parroco don Giordano Amati: su 3650 persone il 15 per cento non è italiano. I numeri sono stati pubblicati sul giornale parrocchiale “Il campanile di San Giovanni” dove è riportata una relazione di Giancarlo Dall’Ara, il quale conferma che “se una parrocchia vuole affrontare una pastorale della famiglia precisa ed efficace, prima deve conoscere la realtà che gli sta di fronte”. “I nuclei familiari della parrocchia – si legge nella relazione – sono 1888 più 141 convivenze per un totale di 2029. Gli abitanti sono 3650 e di queste un quarto abita da solo”. In alcune zone i single, categoria nella quale rientrano anche gli anziani soli, sono la maggioranza: il 51 per cento in piazza Albizzi, il 45 per cento in via Cavalvanti, il 72 per cento in piazza Guidazzi. Anche riguardo agli stranieri vi sono zone ad alta concentrazione: 55 per cento in piazza Albizzi, 50 per cento in vicolo Carbonari, 47 per

 
cento in via Marchesi Romagnoli. “Potrebbe sembrare strano – spiega Dall’Ara – che tanti stranieri abbiano case in affitto in centro, pensando a costi elevati. Ma non è così. Oltre ai bei palazzi signorili, in centro vi sono tante ’catapecchie’, alcune con gabinetto esterno, vecchie e senza manutenzione. Gli stranieri trovano alloggio in queste realtà, spesso senza contratto in quanto, forse, non vi sarebbero neppure le condizioni minime di abitabilità. Dovremmo riflettere anche sull’agire di questi proprietari”. “Di fronte a questa realtà – scrive Dall’Ara – è più giusto e sensato parlare di nuclei familiari che compongono la nostra parrocchia, peraltro dalle tipologie più varie. Di fronte a questo dato di fatto si deve evitare la strategia dello struzzo cercando di prendere sempre più consapevolezza della realtà dei fatti e attrezzandosi al meglio per una nostra presenza cristiana,
una nostra disponibilità relazionale e una capacità di intervento su misura”.
La famiglia fondata sul matrimonio è sempre meno presente nelle nostre comunità. Anche Dall’Ara
sottolinea questo aspetto portando un paradosso: “Se diciamo famiglia si rischia di cadere nei soliti modelli stereotipati: quella di un qualche mulino della tv dove tutti sono belli, felici e abitano in una casa da sogno. Quella più normale con padre, madre e due figli, esempio portante fino a due o tre decenni fa. E infine la famiglia degli ultimi tempi, dove c’è la coppia, magari un paio di bambini, ma non è scontato che siano figli della coppia, e, per il resto, un intreccio piuttosto vivace di relazioni e dinamiche”. E anche la pastorale della famiglia deve tenere in considerazione di questa nuova realtà, soprattutto per quanto riguarda la presenza degli stranieri. (C. Riciputi – Corriere Cesenate)