Un alloggio “dignitoso” per la famiglia dei quattro bambini rom morti carbonizzati tre mesi fa

Una lettera dell’associazione “21 luglio” al Presidente della Repubblica

Roma – A tre mesi esatti dalla morte di Raul, Fernando, Sebastian e Patrizia, i quattro fratellini rom rispettivamente di 4, 5, 8 e 11 anni arsi vivi in un incendio divampato nella baracca dove dormivano in un campo informale di Roma, l’Associazione “21 luglio” ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere un “nuovo, autorevole intervento” del Capo dello Stato a sostegno della famiglia dei quattro bimbi.

 
Già devastati da una tragedia che ha sconvolto per sempre la loro vita, la signora Elena Moldovan e il signor Mircea Erdei, i genitori dei bambini – spiegano all’associazione – vivono allo stato attuale in una stanza che ospita “ben 30 persone di etnia rom con un solo bagno a disposizione, in condizioni igienico-sanitarie difficili, all’interno del centro di protezione civile transitorio di via Salaria 971, un ex edificio industriale abbandonato, ora gestito dal Comune di Roma”.
“Ben diverse, all’indomani della tragedia – spiega l’associazione – erano state le promesse rivolte alla signora Elena e al signor Mircea dalle autorità locali che, alla presenza del Capo dello Stato, si erano impegnate a trovare una soluzione adeguata per la coppia e il resto della famiglia, attenendosi al monito del Presidente Napolitano che aveva raccomandato di collocare tempestivamente le comunità rom della Capitale in ‘alloggi stabili e dignitosi’”.
“RiportandoLe l’’immensa gratitudine’ della signora Elena e del signor Mircea per il Suo intervento diretto nelle ore della tragedia – si legge nella missiva al Capo dello Stato – l’Associazione “21 luglio”, organizzazione indipendente che si batte per la tutela dei diritti dell’infanzia e, in particolare, dell’infanzia rom, intende, con questa lettera, metterLa al corrente dello stato delle promesse rivolte alla signora Elena e al signor Mircea a tre mesi dalla tragedia”.
Dopo la celebrazione, in Romania, dei funerali dei quattro bimbi, il nucleo familiare di Elena Moldovan e Mircea Erdei ha fatto ritorno a Roma l’11 marzo 2011. Dal giorno successivo i genitori dei quattro fratellini, con i loro familiari, sono stati collocati dall’amministrazione comunale di Roma nel centro di via Salaria 971, all’interno di un edificio industriale abbandonato che dal 2009 è diventato un centro di protezione civile transitorio. Nella struttura sono attualmente accolte 350 persone “vittime” di alcuni sgomberi degli insediamenti informali compiuti dalle autorità locali dal novembre 2009 a oggi. La struttura è lontana dal centro abitato, circondata da un’alta rete metallica e “vigilata h24”. Al suo interno “non è possibile ricevere visite da parenti e amici ed è proibito, anche agli ospiti, fare foto o girare video”, si legge ancora nella lettera.
“La loro attuale situazione abitativa, contrariamente a quanto da Lei auspicato – si legge ancora nelle missiva – oltre a essere precaria, offende profondamente anche la loro dignità. La signora Elena e il signor Mircea sono ancora scossi e provati dalla tragedia che li ha investiti. Si sentono delusi e abbandonati e necessitano di sostegno psicologico e vicinanza affettiva; è fondamentale per loro il legame con i familiari più stretti per ricostruire il calore familiare attorno alle figlie e ai nipoti”.
La loro famiglia si compone attualmente di 6 persone oltre a loro due: le figlie Bianca e Camelia, di 18 e 24 anni, il marito di quest’ultima, David di 30, e i tre figlioletti della coppia, Andrej, Leu e Remus, rispettivamente di 2, 7 e 8 anni. “Per la loro accoglienza – scrive l’associazione – presso il centro di via Salaria 971 l’amministrazione di Roma spende quasi 5.000 euro al mese quando basterebbe la metà per garantire loro un alloggio adeguato e confortevole in un appartamento. Tutto ciò è profondamente grave e moralmente inaccettabile. Appare soprattutto incomprensibile che una città come Roma, a tre mesi dall’immane tragedia familiare che ha scosso l’intera nazione, si sia finora mostrata incapace di offrire una adeguata soluzione alloggiativa a un nucleo di 8 persone”.
Da qui la richiesta al presidente Napolitano “di porre fine a questa vergognosa e inaccettabile situazione” auspicando “un Suo nuovo, autorevole intervento per consentire al nucleo di vivere, dopo la tragedia familiare, in un ‘alloggio stabile e dignitoso’ così come è stato da Lei raccomandato il giorno dopo il rogo di via Appia Nuova”.