Un museo per raccontare le persone che migrano

Avrà due sedi: una a Genova, l’altra a Lampedusa

Genova – C’ è come un filo sottile che tiene uniti Lampedusa, il luogo di approdo per tanti maghrebini che sognano l’Europa e il Porto di Genova da cui, nel dopoguerra, partirono migliaia di italiani diretti verso il sogno americano. Ed è per dare concretezza a questo legame che il Museo del mare di Genova ha ideato quella che sarà la prima esposizione permanente di memorie dei viaggi dei migranti in Italia: l’inaugurazione è prevista per ottobre, ma il Muma ha già ricevuto richieste di collaborazione dal Sindaco di Lampedusa per allestire una struttura gemella sull’isola siciliana, che dovrebbe ricordare i migranti che hanno raggiunto il suolo italiano e quelli morti nei viaggi della speranza. Il punto di partenza è la mostra “Lamerica!”, che porta il visitatore a immedesimarsi in un emigrante italiano e ripercorrere le tappe di quei viaggi del dopoguerra dall’Italia ad Ellis Island. Allestita a Genova nel 2008, l’esposizione ha collezionato cinquecentomila presenze ed è stata l’occasione per un nuovo approccio alla questione immigrazione.

 
“Parlare di questo tema in modo diretto – spiega la Presidente del Muma Maria Paola Profumo – suscita spesso delle contrapposizioni ideologiche, ma la nostra esperienza è stata che tutti quelli che si sono avvicinati alla storia dei migranti di ieri, sono stati spinti a ragionare in modo più calmo e razionale anche sulle vicende di oggi”. Ed è stato da qui che è nata l’idea di trasformare l’esposizione in un museo permanente che alle testimonianze sull’emigrazione verso Ellis Island unirà anche quelle di chi raggiunse il Brasile e l’Argentina e, soprattutto, legherà tutto con il racconto dei viaggi della speranza di oggi verso l’Europa. Per questo il Direttore scientifico del progetto, Pierangelo Campodonico ha pensato di affiancare alla ricostruzione del vecchio piroscafo che troneggia all’inizio della mostra, uno dei barconi utilizzati nelle traversate del Mediterraneo e dissequestrato ad hoc. (S. Casali – Avvenire)