Piemonte: l’accoglienza degli immigrati nelle diocesi

In stretto accordo tra Migrantes e Caritas

Torino – Sono circa 800 i profughi giunti fino ad ora in Piemonte. Circa duecento cittadini tunisini con permesso di soggiorno temporaneo, migranti economici che in buona parte sono già partiti per altre destinazioni nazionali ed internazionali. E poi un gruppo più consistente formato principalmente da persone di origine africana con le caratteristiche per richiedere asilo o sostegno umanitario. A fare il punto è Pierluigi Dovis, delegato regionale delle Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta, che riferisce in una nota come “le Chiese piemontesi, in risposta agli appelli dei loro Vescovi, hanno provveduto a reperire alcune risorse di accoglienza a breve, medio e lungo termine come concreto segno di carità e giustizia. In questi giorni si sta passando alla fase operativa, verificando numeri e qualità delle disponibilità messe in campo in riferimento ai bisogni e alle necessità concrete delle persone immigrate”.
Due le azioni di intervento principali: accoglienze di pronto intervento, caratterizzate dalla possibilità di accogliere gruppi medi di migranti provenienti dai centri di aggregazione del sud Italia per alcuni mesi; accoglienze di inserimento, ovvero luoghi in cui i migranti, inseriti in un progetto ad hoc, vengono trasferiti in piccoli gruppi per un tempo medio lungo, alla ricerca dell’inserimento lavorativo e abitativo definitivo.
Il cammino dell’accoglienza sarà dunque unitario per tutte le diciassette Chiese della regione, in stretto accordo tra Caritas e Pastorale dei Migranti. “Un segno concreto – si legge nella nota diffusa dal SIR – di comunione che porterà una sola voce, un solo cuore, un solo modo di operare nel servizio”. E spiega che il coordinamento operativo della progettualità di inserimento sarà centralizzato e affidato al tavolo regionale Non Solo Asilo, nato nel 2008 su iniziativa di Migrantes, mondo associazionistico e alcune Istituzioni. Inoltre, Dovis anticipa che “le varie disponibilità offerte anche da Parrocchie e famiglie verranno vagliate e su di esse verrà formulata una proposta da verificare con chi offre disponibilità, per valutarne i tempi, i modi, i costi (non necessariamente è richiesta l’assoluta gratuità), gli impegni. La seconda accoglienza sarà sempre inserita all’interno di un progetto che prevede adeguato tutoraggio dei soggetti”. Infine, l’invito alla Regione Piemonte di “provvedere a coltivare il coordinamento appena partito, la sinergia e il coinvolgimento attivo degli Enti territoriali (Prefetture, Province, Comuni, etc.)” perché “solo un’assunzione allargata di responsabilità potrà essere garanzia per lo svolgimento sereno della azione di accoglienza, certo complessa ed esposta a preoccupazione soprattutto da parte delle comunità locali”.