Mons. Crociata: non aver paura degli immigrati

Ieri la celebrazione eucaristica in occasione della Festa dei Popoli a Roma

Roma – “Non ignoriamo le fatiche e le difficoltà che il vostro arrivo e il vostro inserimento nel tessuto sociale del nostro Paese ha comportato e continua a richiedere, anche se nello stesso tempo l’Italia non manca di offrire tante opportunità e nuove prospettive. Noi italiani stiamo imparando a riconoscervi come parte della nostra comunità nazionale e voi che provenite da altri Paesi cominciate a sentirvi in qualche modo italiani”. E’ quanto ha detto ieri mattina mons. Mariano Crociata, Segretario generale della CEI nell’omelia della Messa per la XX edizione della Festa dei Popoli che si è celebrata a Roma su iniziativa dei Missionari Scalabriniani e degli Uffici Migrantes e Caritas della diocesi capitolina

 
“Lo vediamo in maniera particolare – ha aggiunto il presule – tra le nuove generazioni: i vostri figli, non pochi nati qui, si trovano a loro agio con i loro coetanei italiani, e questi ultimi spesso non avvertono più alcuna differenza con loro. Tutti abbiamo ancora tanta strada da fare: per creare condizioni giuridiche e sociali più giuste nei vostri confronti, ma anche per attendere da voi una assimilazione sempre più leale e cordiale dei valori fondamentali della nostra convivenza, così come sono fissati nella nostra carta costituzionale e nella nostra tradizione e cultura”.
Mons. Crociata ha sottolineato che gli immigrati hanno “avvertito un intima consonanza” con questo nostro patrimonio di tradizione e di cultura: “la nostra comune fede cattolica, celebrata e vissuta nella città che ospita il successore di Pietro, costituisce uno straordinario motore di unità, più forte della stessa identità di razza e di nazione. Per questo la Festa dei popoli ha davvero un significato notevole; infatti fa risaltare la forza di unire che ha la fede in Cristo ricevuta e coltivata in seno alla Chiesa cattolica”.
Dopo aver sottolineato che nella varietà delle razze, delle culture, delle lingue “ci mostrate la bellezza, la ricchezza e l’unità della Chiesa”, il presule ha sottolineato che “le differenze non sono cancellate, ma rese capaci di convivere e di arricchirsi reciprocamente”.
“Per la profonda corrispondenza che avete con la nostra tradizione cattolica – ha detto mons. Crociata – perché cresciuti nella stessa fede, l’intesa che spontaneamente si stabilisce tra di noi diventa fermento di concordia e di unità con tutti coloro che vivono in questo Paese, siano essi nativi o provenienti da qualunque altra nazione. Da noi si attende l’esempio e un sostegno per crescere nell’amicizia e perseguire una piena integrazione. Noi cattolici abbiamo un vantaggio enorme, e pertanto anche una responsabilità maggiore, a mostrare che è possibile tendere all’integrazione e all’unità. Non si tratta di cancellare o perdere, e tantomeno di rinnegare la propria cultura e la propria storia; si tratta di accogliere le condizioni per inserirsi nel nostro Paese nel rispetto della sua cultura, dei suoi valori, delle sue leggi. In una convivenza ordinata, poi, si verifica a poco a poco uno scambio che permette a voi di assimilare i nostri valori, ma anche a noi di imparare a conoscere, ad apprezzare, ad accogliere i vostri”.