Migranti in Italia divisi tra regioni e centri accoglienza

Sbarcati in 32mila: 6mila chiedono asilo Permessi alla metà dei 26mila tunisni

Milano – L a seconda fase è iniziata lunedi, con i trasferimenti dei migranti sbarcati sulle coste italiane nei centri di accoglienza per rifugiati in base al programma definito da governo ed enti locali. Si chiude così il primo tempo dell’emergenza immigrati, caratterizzato da tendopoli e sperimentazioni non sempre riuscite. Una fase definita “confusa” dalle organizzazioni umanitarie impegnate nell’accoglienza più dialoganti. Martedì “Medici senza frontiere” ha invece diramato un rapporto che la stronca senza appello. Confusione dovuta ad incertezze nelle catene decisionali che dovrebbe dissiparsi nelle prossime ore. Ieri un incontro definito “molto cordiale e proficuo” tra gli enti umanitari del Tavolo nazionale asilo e il presidente della Conferenza dei presidenti delle Regioni, Vasco Errani, dovrebbe portare alla convocazione di un incontro con l’Anci, le Regioni, il Viminale e il Capo dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, dall’8 aprile commissario straordinario per l’emergenza immigrazione. Si volta pagina, insomma, ma prima occorre disegnare il quadro per capire come funziona il meccanismo definito da esecutivo ed enti locali con un obiettivo di 50mila arrivi. Per ora siamo a 32mila. Fino a ieri infatti erano sbarcati in Italia 26mila tunisini, a 10mila dei quali sono stati rilasciati i permessi temporanei di protezione umanitaria. Al momento, 704 vengono assistiti nei centri del sistema di accoglienza offerto dalle regioni e gestito dalla Protezione civile, mentre dal 16 aprile gli assistiti sono stati 1800. Ma ora gli sbarchi provengono dalla Libia e portano a Lampedusa ex lavoratori e profughi africani sub-sahariani o del Corno d’Africa. Finora sono arrivati 6mila richiedenti asilo, la metà in sole 36 ore a Lampedusa nello scorso fine settimana. La nave Flaminia, tra domenica e lunedì, ha accompagnato dall’isola ai centri Cara 1.564 persone di cui 200 a Porto Empedocle, 450 a Mineo (che ad oggi ha 1950 ospiti, tutte famiglie), 100 a Pozzallo, 250 a Caltanissetta e 564 a Bari. La Moby Vincent, tra mercoledì e ieri, ha trasferito nei Cara altre 1.550 persone. Rispettivamente 250 a Foggia, 750 a Manduria e 200 a Porto Empedocle, 250 a Pian Del Lago e 100 a Pozzallo. Nel frattempo da alcuni Cara sono iniziati gli spostamenti dei profughi già identificati, che non hanno figli a scuola, né percorsi avviati di in¬serimento e problemi di salute. I primi a muoversi sono stati i profughi del Cara di Bari (300 in Lombardia e 230 in Piemonte). Nei prossimi giorni si sposteranno gli ospiti dei Cara di Crotone, Foggia, Porto Empedocle, Pozzallo e Pian Del Lago per essere accolti in Toscana, Puglia, Veneto, Basilicata, Marche, Calabria, Friuli-Venezia Giulia e Lazio. Quindi, a regime, i migranti arrivati a Lampedusa saranno accolti temporaneamente nei posti resi disponibili nei Cara prima di essere a loro volta accompagnati nei luoghi predisposti dalle Regioni.

 
Alcuni di questi, per un totale di 3mila posti, sono stati offerti dalle diocesi. “Al momento – afferma Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas italiana – solo un terzo è stato attivato. Siamo in attesa. Finora la situazione è stata piuttosto confusa a livello istituzionale, con disfunzioni a livello locale. In alcuni casi è mancato il coordinamento e non sono state siglate convenzioni. Insomma occorre chiarezza sugli interlocutori. Ma i segnali che giungono in questa seconda fase ci paiono incoraggianti”. Cosa chiede la Caritas per cambiare marcia? “Con i membri del Tavolo nazionale asilo abbiamo esposto a grandi linee le proposte per una revisione del sistema italiano di accoglienza, basata sulla positiva esperienza dello Sprar, il sistema per rifugiati. Chiediamo di superare l’approccio emergenziale e di favorire il trasferimento in tutta la Penisola in piccoli e medi centri con una regia unificata. Attendiamo di incontrare enti locali e prefetto Gabrielli per avviare un confronto”. Intanto le Caritas diocesane stanno portando il contributo dei volontari nei centri di accoglienza. A Lampedusa, lo scorso fine settimana, hanno donato ai profughi sbarcati in massa biancheria intima e viveri che il centro aveva esaurito.
A Ventimiglia le organizzazioni umanitarie segnalano che la polizia francese sta respingendo i tunisini dopo aver strappato i permessi umanitari temporanei rilasciati da Roma, che non convincono neppure la Ue. Sulla vicenda è intervenuta con una nota Caritas Europa, dicendosi “rattristata dall’opposizione soft della Commissione” di Barroso alla scelta franco-italiana di mettere in discussione gli accordi di Schengen. Dito puntato soprattutto sul presidente Sarkozy, le cui scelte sarebbero state “inequivocabilmente condannate e rifiutate” da Robert Schuman and Jean Monnet, padri nobili dell’unità d’Europa ( P. Lambruschi – Avvenire)