Migrazioni: summit a Tunisi dei vescovi di Francia, Spagna e Maghreb

Riuniti per fare il punto sull’accoglienza dei migranti e sul dialogo islamo-cristiano nelle rispettive comunità ecclesiali”

Tunisi – No all’intervento militare in Libia, no alle politiche europee sulle migrazioni dettate esclusivamente da “ragioni elettorali”, no a tutto ciò che può incoraggiare paura e misconoscimento verso la comunità musulmana. Scendono in campo con queste tre posizioni nette i vescovi di Francia, Spagna e Maghreb che si sono riuniti dal 2 al 4 maggio a Tunisi “per fare il punto sull’accoglienza dei migranti e sul dialogo islamo-cristiano nelle rispettive comunità ecclesiali”. L’incontro della “Commissione mista” dei vescovi europei e maghrebini si è svolto nella capitale tunisina vi hanno partecipato 13 vescovi di Algeria, Tunisia, Marocco, Libia, Francia e Spagna. I presuli hanno scambiato le loro esperienze riguardo alle “rivendicazioni importanti” che stanno emergendo nei paesi del Maghreb e negli altri paesi arabi e che riguardano “la dignità umana, la libertà, la giustizia e l’aspirazione ad una vera democrazia”. A proposito dell’intervento militare in Libia, i vescovi ricordano “gli interventi di Papa Benedetto XVI e di mons. Giovanni Martinelli, Vicario apostolico di Tripoli”. Indicano “la priorità del dialogo politico” perché – si legge nel comunicato, “nessuno può avere il controllo degli interventi armati che colpiscono anche vittime innocenti”.

 
Riguardo invece la questione “cruciale” delle migrazioni, i vescovi scrivono: “l’Europa cerca di mettere in atto una protezione drastica che non va sempre in linea con la giustizia e diventa spesso fonte di esclusione e di discriminazione. Il Maghreb è luogo di transito per migranti che provengono dall’Africa sub-sahariana e le Chiese sono testimoni del dramma che questi uomini e queste donne vivono, lasciando il loro paese. Esse fanno sforzi notevoli per accoglierli e accompagnarli. Queste persone sono persone degne nella loro povertà, per la forza umana e spirituale che li spinge a continuare in una migrazione che purtroppo spesso si trasforma in calvario. Mettersi al loro ascolto, aiuta a cambiare lo sguardo nei loro confronti, ad essere più esigenti nel promuovere giustizia e solidarietà nei confronti di questi fratelli e sorelle stranieri che bussano alla nostra porta”. I vescovi poi mettono in guardia l’Europa da una deriva: “quella di numerosi politici – scrivono – che vogliono assicurare ai loro cittadini sicurezza e protezione, ma lo fanno purtroppo spesso per ragioni elettorali”.
Da Tunisi, i vescovi indicano l’atteggiamento dei “discepoli del Vangelo che a rischio di essere tacciati per ingenui, vogliono servire sempre e innanzitutto per persone e difenderle nella loro dignità anche se clandestine e senza permesso di soggiorno”. Nel comunicato i vescovi lanciano un appello affinché “i soldi utilizzati per proteggere le frontiere” possano essere destinati agli aiuti nei paesi da dove partono i migranti in modo che queste popolazioni “non si trovino più nelle condizioni di partire a costo stesso della loro vita”. Infine il dialogo tra cristiani e musulmani: nel comunicato i vescovi esprimono “preoccupazione nel vedere amplificarsi le resistenza dovute alla paura e al misconoscimento reciproco in tutti i paesi a maggioranza cristiana o musulmana”. Ed invitano le comunità ecclesiali alla “convivialità vissuta nel quotidiano”. Il comunicato si conclude sottolineano “la fecondità” di incontro di questo genere tra “le Chiese delle due rive del Mediterraneo perché alimentano la speranza”. (www.agensir.it)