Don Colmegna: “Nessun rom è rimasto per strada”

Casa della Carità ha illustrato la situazione dopo la chiusura del campo di Triboniano.

Milano – Ieri presso la fondazione Casa della Carità si è svolta una conferenza stampa per illustrare la reale situazione delle famiglie rom del campo di via Triboniano, dopo che le istituzioni hanno improvvisamente accelerato la chiusura del campo nonostante non fossero ancora stati completati i percorsi di uscita concordati.

 
Un’accelerazione impressa da “una triste battaglia elettorale” che, precisa don Virginio Colmegna, non appartiene alla cultura e agli obiettivi di Casa della Carità. Don Virginio ricorda che nello scorso agosto, mentre tutti erano in vacanza e la bagarre elettorale era lontana, i volontari di Casa della Carità sono rimasti in città impegnati nella difficile mediazione con le famiglie rom per il superamento “in positivo” del campo: in questo modo, nella difficile situazione di Triboniano “ha vinto la mediazione sociale. Il superamento dei campi nomadi non significa mandare via i rom, ma costruire modalità diverse della loro presenza sul territorio”.
Oltre alle non edificanti strumentalizzazioni politiche il dato concreto è che “nessuno è rimasto per strada”. Oltre la metà delle famiglie rom di Triboniano hanno trovato una sistemazione abitativa a Milano o nei dintorni. Un risultato importante realizzato in questi anni dagli operatori e volontari di Casa della Carità che, passo dopo passo, hanno seguito il faticoso, a volte frustrante, cammino di inserimento sociale delle famiglie che hanno aderito al patto di cittadinanza. Un risultato che non è retorico dire sorprendente e positivo.
La situazione al 5 maggio 2010 – giorno della firma del Piano di alleggerimento dei campi nomadi – vedeva una presenza a Triboniano di 109 famiglie per un totale di 503 persone. La chiusura del campo di Triboniano oggi fotografa alcune sistemazioni definite, altre provvisorie, altre ancora da definire. Le prime, che riguardano 87 famiglie per 404 persone, in dettaglio prevedono una casa in affitto privato per 9 persone; un mutuo per una persona; una casa Aler con regolare graduatoria per 8 persone e, per altre 19 persone, una casa Aler esclusa dalla graduatoria e data in locazione alla Casa della Carità; un appartamento per una persona in Casa della Carità e un ultimo appartamento presso l’associazione Nocetum; per 48 persone un rientro in Romania assistito da Casa della Carità. Le sistemazioni provvisorie coinvolgono 15 famiglie per 78 persone. Altre 7 famiglie per 26 persone sono infine in via di sistemazione.
Emilia Dragonetti, rappresentante dei cittadini del quartiere “Lago dei tigli”, ha ringraziato Casa della Carità, che con ostinazione e “sporcandosi le mani” è riuscita a governare una realtà “al limite della follia. Triboniano era il peggio del peggio”. Il superamento del campo, come realtà e situazione criminogena, è stato l’obiettivo comune che il comitato si è posto negli anni con Casa della Carità. Gli sgomberi, senza creare una credibile alternativa, costano molto più delle stesse soluzioni integrative, che permettono di verificare e affrontare il giusto problema della sicurezza sociale e dell’integrazione. Il coinvolgimento dei cittadini del territorio ha permesso di sviluppare, anche con momenti di fatica e tensione, un buon governo “dalla base” che, di fatto, ha portato al superamento del campo-ghetto. Don Colmegna ha sottolineato: “I primi a manifestarci la loro soddisfazione sono stati gli abitanti del quartiere”.
Ora l’impegno di Casa della Carità continua perché le famiglie rom, in questa fase di transizione, non devono essere lasciate sole. “La città – ha rilevato don Virginio – deve riflettere e ricomprendersi seriamente”. Un segno di cambiamento è l’individuazione di reti di collaborazione allo scopo di costruire ponti di soluzione dei problemi. Per don Virginio più «che far festa bisogna riflettere”. (S. Mengotto – www.chiesadimilano.it)