Lampedusa a Roma

Dai barconi una croce per il Pontefice

Lampedusa – “Nel corso dell’emergenza umanitaria non abbiamo agito a nome nostro, ma a nome della Chiesa e così la rendiamo partecipe del nostro operato”. E’ quanto afferma al nostro giornale – Vincent Mwagala, viceparroco della parrocchia lampedusana di S. Gerlando, preparandosi all’incontro con Papa Benedetto XVI, che si terrà questa mattina nel corso dell’Udienza generale. La croce realizzata con le travi di un relitto, che verrà offerta in dono al Pontefice, “è il segno più eloquente che possa descrivere la realtà di cui, in prima linea, siamo testimoni”, aggiunge – don Stefano Nastasi, parroco di S. Gerlando. Quest’ultimo spiega che nel corso dell’udienza verrà consegnata anche una lettera al Santo Padre che “è stata scritta in questi mesi difficili e racconta di come la comunità dell’isola abbia reagito al drammatico fenomeno”.

 
“Lo scopo di questa missiva” – aggiunge Don Stefano – “è quella di invitare la Chiesa a dare risposte concrete al dramma che si infrange sulle coste siciliane”.
“Sarebbe forse opportuno in questo periodo storico” -commenta il parroco di Lampedusa – “rivolgere meno attenzione alla diatriba riguardante la presenza del crocifisso nelle scuole e focalizzare l’energie sui bisogni dei poveri che bussano alle nostre porte e alla vita quotidiana della piccola comunità lampedusana”. La delegazione siciliana è composta, oltre che dai due sacerdoti anche da un albergatore e dal falegname che, con il legno dei relitti, intarsia crocifissi. Insieme ai lampedusani è presente anche l’arcivescovo della diocesi di Agrigento, Mons. Francesco Montenegro, che nel celebrare la Pasqua nell’isola siciliana ha affermato: “io sono uno di voi”. (D. Meo)