Lampedusa: la Quaresima dell’isola e la Pasqua di solidarietà

Viaggio Migrantes: “Raccontare la Speranza”

Lampedusa – “Ormai parlo il dialetto e infatti qui a Lampedusa ‘semu tutti cumpari’ e se devo dire andiamo, allora dico ‘amuninni’. Ho imparato ad apprezzare la gente dell’isola e anche loro tante volte mi hanno manifestato affetto”. Padre Vincent Mwagala è il viceparroco, svolge il suo ministero al fianco di don Stefano Nastasi e a Lampedusa è giunto nel 2007, proveniente dalla diocesi di Iringai, in Tanzania, con cui è gemellata da trent’anni l’arcidiocesi di Agrigento.

 
Di un nero intenso e luminoso, occhi grandi, tanto da non essere contenuti da un paio di occhiali, risata coinvolgente, padre Vincent, cinque anni dopo essere giunto in Italia, aveva accettato con perplessità, racconta, l’idea di trasferirsi a Lampedusa. “Temevo che non mi avrebbero accolto bene per via del colore della mia pelle, soprattutto gli anziani, pensavo, avrebbero avuto dei problemi. Niente di più sbagliato, mi hanno accolto tutti bene, scherzando anziani e ragazzi mi chiamano turco e io rispondo chiamando loro allo stesso modo; ridiamo insieme condividendo la reciproca vicinanza e diversità. L’effetto di tutto questo è che mi dispiace dover andare via tra due mesi”.
Nei rapporti con i migranti in tante occasioni padre Vincent è stato il valore aggiunto di una comunità parrocchiale comunque votata all’accoglienza dell’altro. Ed è proprio l’incontro con l’alterità al centro del ministero del sacerdote tanzaniano: “L’emigrazione è un segno dei tempi che la Chiesa deve cogliere, interpretare e approfondire spiritualmente e intellettualmente. E’ una grande opportunità pastorale, a patto di riuscire a considerare il migrante come un soggetto di spiritualità, non come un vaso vuoto da riempire. La presenza dei migranti è uno dei punti chiave del nostro tempo – spiega con passione – è un fenomeno che non nasce dal caso, c’è certo un piano divino e, pur essendo una realtà dolorosa, dobbiamo interrogarci su cosa Dio ci voglia dire”.
Padre Vincent vive e parla con intensità, aderisce ai suoi giorni e a quelli della comunità lampedusana con partecipazione e quando questa, per accidente e istintiva generosità, si apre all’alterità lui si sforza di cogliere i segni: “C’è un numero che ci fa leggere questa nostra vicenda, il 40: tanti sono stati i giorni dell’emergenza estrema, come i giorni della Quaresima. I lampedusani hanno vissuto la Quaresima e celebrato la Pasqua, hanno fatto come scrive il profeta Isaia: hanno aperto le porte delle loro case agli stranieri, hanno dato loro da mangiare e da vestire. La Pasqua è venuta in anticipo e ci aiuta vivere la Settimana Santa con maggiore fede”.
Quando andrà via porterà con sé tutto questo e pur non essendo mai il “prete dei soli migranti, ma di tutti” confessa con voce candida e scolpita: “A volte, quando ho celebrato la Messa tra la gente rinchiusa nel Centro sono stato io a sentirmi evangelizzato dalla loro speranza”. Una sensazione che ha trasmesso ai cristiani dell’altra metà dell’isola, che anche grazie a lui hanno vissuto con pienezza la forza della solidarietà tra fratelli. (N. Arena – Migrantes Messina)