La voce degli emigrati

La stampa cattolica italiana in Europa

Roma – La lettera dei “ragazzi di Barbiana” al presidente Napolitano, i risultati elettorali nel Canton Ticino (Svizzera), il Giovedì Santo. Sono alcuni degli argomenti di cui parlano gli editoriali dei giornali cattolici italiani in Europa (Gcie), aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici). In Europa le Missioni cattoliche sono 160, con circa 300 missionari (molti in età avanzata). Alcune delegazioni nazionali e Missioni hanno ultimamente investito nella comunicazione ecclesiale, scegliendo di aderire alla Fisc e costituendo una propria delegazione. Ne fanno parte “Migranti-press” (Fondazione Migrantes – Italia), “Il Corriere degli Italiani” (Svizzera), “Corriere d’Italia” (Germania), “Nuovi Orizzonti Europa” (Francia, Belgio, Lussemburgo), “La Voce degli Italiani” (Inghilterra) e “Webgiornale.de” (Germania). Si tratta per lo più di mensili che uniscono all’uscita cartacea newsletter settimanali e aggiornamenti on line sui rispettivi siti.

 
La lettera a Napolitano. “Cittadini fra tanti di quell’unità nazionale che lei rappresenta” si definiscono i “ragazzi di Barbiana” (Francesco Gesualdi, Adele Corradi, Nevio Santini, Fabio Fabbiani, Guido Carotti, Mileno Fabbiani, Nello Baglioni, Franco Buti, Silvano Salimbeni, Enrico Zagli, Edoardo Martinelli, Aldo Bozzolini), scrivendo al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, una lettera pubblicata in apertura da Webgiornale.de (Germania).
“Benché nonni – scrivono – ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilità di essere cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si poneva lo scopo di fare di noi dei ‘cittadini sovrani'”. Nella lettera attaccano “il degrado morale e politico che sta investendo l’Italia” e “un uso costante della legge per difendere l’interesse di pochi contro l’interesse di tutti”.
“In una democrazia sana – proseguono i firmatari dell’appello a Napolitano – l’interesse di uno non potrebbe mai prevalere sull’interesse collettivo e tutte le sue velleità s’infrangerebbero contro il muro di rettitudine contrapposto dalle istituzioni dello Stato che non cederebbero a compromesso. Ma l’Italia non è più un Paese integro” ed è in corso un “processo di decomposizione della democrazia”. Da qui la richiesta al presidente della Repubblica di pronunciare “chiare parole di condanna per lo stato di fatto che si è venuto a creare” e “fare trionfare la sostanza sopra la forma, facendo obiezione di coscienza ogni volta che è chiamato a promulgare leggi che insultano nei fatti lo spirito della Costituzione”.
Le elezioni in Ticino e a Lucerna. Spostando l’attenzione dall’Italia alla Svizzera, l’elvetico Corriere degli Italiani (Svizzera) pone in evidenza i risultati elettorali nel Ticino e a Lucerna.
“L’undici aprile – scrive – il Ticino si è svegliato e si è scoperto leghista, i risultati delle cantonali evidenziano infatti un ampio successo della Lega dei ticinesi, in crescita di sette punti percentuali rispetto a quattro anni fa”; “diventa il primo partito in Ticino e conquista due seggi in Consiglio di Stato”. “Nelle elezioni cantonali a Lucerna invece si è registrata la vittoria dei Verdi liberali, che conquistano al primo colpo ben otto seggi in Gran consiglio”; anche se molti seggi verranno assegnati al secondo turno, il periodico annota che “nel parlamento cantonale entrano dunque di gran carriera i Verdi liberali, al loro primo tentativo, sottraendo consensi e seggi ai Popolari democratici e ai Liberali radicali”.
Giovedì Santo e immigrati. Le celebrazioni del Giovedì Santo, che hanno al “cuore” la lavanda dei piedi, preparate assieme “con una gioia segreta” dalle comunità filippina, portoghese e italiana della parrocchia di Brixton Road sono invece al centro dell’editoriale di Renato Zilio, direttore della Voce degli Italiani (Inghilterra). “La comunità filippina – riporta – fa le prove di canto. Melodie ispirate al loro oceano, sciolte e cantate in tagalog. La comunità portoghese – che proviene in buona parte dall’isola di Madeira – prepara i simboli, i gesti e gli oggetti liturgici. E quella italiana, arrivata già quaranta e più anni fa, i testi e le letture”.
“Per le tre comunità, in fondo, è la loro vita che celebrano. Servire, infatti – secondo il direttore -, è l’unica parola che riassume l’esistenza di un migrante. Il suo lungo cammino. Vivere, così, a servizio di una società che cresce attraverso e sopra di lui. Le filippine – per lo più a servizio in famiglie inglesi – vi spendono le doti di attenzione e di tenerezza, che non possono dare alla loro famiglia. Gli italiani, in terra inglese investiti da sempre nell’arte della ristorazione, anche quando parli con loro riscontri atteggiamenti di servizio e di delicatezza, che ti fanno capire quanto un lavoro forgia un carattere. Rinunciando, poi, a tante cose i nostri migranti vivono interamente a servizio dei loro figli. Ed è questo il loro vero futuro. Tutto perché non conoscano le stesse umiliazioni, le loro tristi disavventure. Ma sono a servizio anche delle famiglie lontane, al Paese d’origine, dove contribuiscono per quanto possono alla loro povera economia”.