Marittimi abbandonati: presenze invisibili

Un progetto per far fronte a una sofferenza sconosciuta

Genova – Quello dei marittimi abbandonati è un problema “in crescita che continua a causare profondo disagio e grave sofferenza a quanti sono coinvolti” e, nonostante una certa difformità delle varie statistiche riguardanti il fenomeno, “su una cosa c’è l’accordo, ossia sulla crescita esponenziale a partire dalla fine del 2008”. Ad affermarlo è don Giacomo Martino, Direttore dell’Ufficio per la pastorale degli addetti alla navigazione aerea e marittima della Fondazione Migrantes, in occasione della presentazione del dossier “Marittimi abbandonati, né in terra, né in mare” che si è svolta l’8 aprile presso la sede della Capitaneria di Porto di Genova alla presenza dell’Ammiraglio Ispettore Felicio Angrisano, Direttore marittimo della Liguria e Comandante del Porto di Genova, e Massimo Franzi, Presidente nazionale della Federazione Stella Maris.

 
“Solo in Italia – ha spiegato ancora don Martino – da una media di 2,3 casi all’anno, si è passati a circa 20 casi. In Francia dai 4 episodi nel periodo compreso tra il 2004 e il 2008, si è arrivati a 8 casi nel solo 2009”.
Per arginare il fenomeno degli equipaggi abbandonati, ha detto don Martino, serve un cambio di mentalità “centrando la nostra attenzione sul fattore umano del fenomeno iniziando a parlare, non di navi abbandonate, ma di marittimi abbandonati”. Il Direttore dell’Ufficio che fa capo alla Migrantes ha quindi ricordato che, molto spesso gli aiuti di tante persone, fondamentali per i marittimi che vivono la tragedia dell’abbandono, “vengono erogati sull’onda emozionale a Natale o a Pasqua. Il problema però sono le difficoltà di ogni giorno” tanto che la pubblicazione del dossier si è resa necessaria “per dare una informativa corretta e completa su una materia che è poco conosciuta o con rappresentazioni distorte”. Serve, ha spiegato, una “presa di coscienza del pubblico sulla necessità dell’assistenza ai marittimi in generale, a quelli abbandonati in particolare”.
Proprio con questi obiettivi è stato realizzato il primo progetto nazionale intitolato “Presenze invisibili”, avviato dalla Federazione Stella Maris con finanziamenti della Regione Liguria, dedicato alla ricerca, alla motivazione e alla formazione di nuovi volontari, che attraverso una serie di incontri imparano nozioni sulla sicurezza in porto e sulle navi nonché sull’accoglienza. Il progetto ha avuto lo scopo di incrementare il numero dei volontari che operano nei porti di Genova, La Spezia e Savona al fine di far giungere l’assistenza da essi fornita ad un numero sempre maggiore di marittimi.
“Presenze invisibili – ha spiegato la coordinatrice locale Giulia Frezza – nasce dall’idea di creare sul territorio ligure e, in particolar modo, nelle città di Genova, Savona e La Spezia, nuove équipe di volontari che possano implementare e accrescere il servizio offerto dall’associazione ai marittimi”. Un “fattore innovativo di questo progetto – ha proseguito – è dato dalla dimensione del progetto stesso, non più visto come intervento del singolo ente locale ma come sinergia tra i diversi centri liguri che per la prima volta intervengono sui tre porti della Regione collaborando a un progetto comune di implementazione delle risorse umane e ottimizzazione delle risorse economiche”. Attualmente nei tre porti liguri, i marittimi incontrati sono circa 35 mila ogni anno. “Fine ultimo del progetto – ha proseguito – è stato proprio quello di creare nuove équipe di volontari in modo tale da incrementare il numero di marittimi intercettati ogni anno con l’obiettivo di arrivare a 70 mila contatti”. I nuovi volontari sono arrivati dopo i contatti avuti, nell’ambito del progetto, con le comunità straniere, le parrocchie, gli scouts, le associazioni di volontariato e le scuole. Grazie a questo impegno, attualmente a Genova si è formata un’équipe formata da 15 ragazzi provenienti da ambiti diversi. Tutti i giovani sono stati formati con appositi corsi e a quanti hanno superato le prove è stata riconosciuta la certificazione “Ship welfare visitor course” rilasciata dall’Icsw, International committee on seafarers’ welfare.
Nel suo intervento, l’Ammiraglio Felicio Angrisano ha sottolineato l’importanza di coinvolgere i Paesi di appartenenza degli stessi marittimi e di prevedere delle fideiussioni da parte degli armatori destinate proprio a questo scopo. “Si parla sempre dell’armatore dello Stato di bandiera – ha spiegato – tuttavia un elemento che potrebbe essere determinante è il coinvolgimento dello Stato di appartenenza del marittimo, che ha il dovere di intervenire a favore dei propri cittadini”. Inoltre, ha proseguito, “servirebbe un intervento immediato che leghi ancora di più l’armatore ai propri impegni, che non sono solo commerciali ma anche umani”. Angrisano ha quindi ricordato che “di fronte a comportamenti umani penalmente individuati, come l’abbandono di familiari, di animali, di oggetti inquinanti, viene evidenziata l’esclusione della responsabilità per chi abbandona marittimi”. I marittimi abbandonati, ha concluso, “oltre a perdere l’immediato affetto dei propri cari, la propria casa, il proprio lavoro, perdono la propria dignità di persona, di uomo – a volte figlio, molto spesso marito e padre, sempre e comunque lavoratore – elemento essenziale di una società apparentemente civile”. (a cura di A. Torti- SIR Italia)