In una notte come questa

Viaggio della Migrantes a Lampedusa: “Raccontare la speranza”

Lampedusa – Sono le tre del mattino, sono tre le ore di navigazione dalla nostra partenza da Porto Empedocle. Non è facile prendere sonno, il mare agitato costringe il traghetto a traiettorie e dondolii che assomigliano alle movenze di un uomo che, in una notte da dimenticare, ha alzato il gomito più del dovuto.
Quella sagoma grande e carica di luci, che al nostro arrivo mostrava sicurezza adagiata nel molo del porto, ora sembra tanto fragile e dominata dalla forza delle onde.
Dentro la cabina, sdraiato nella cuccetta, cerco di accompagnare i movimenti e mi accorgo che non è possibile, perché non sono mai uguali, perché ogni volta si ripetono in maniera differenziata. E il mio sguardo, che trova il limite nella cuccetta che sta di sopra, si incrocia con una scritta: “Marco e Giulia, per sempre insieme”. Chissà, forse la dichiarazione di giovani vite durante una vacanza estiva, verso la meta di un viaggio preparato da tempo, verso quell’isola chiamata Lampedusa, attirati dai dépliant turistici che ne esaltano l’incomparabile bellezza.
Ma il pensiero supera il limite dello sguardo e si rivolge ad altri viaggiatori. Quelli, che partono dalla sponda Sud del Mediterraneo; che non si presentano alla biglietteria per avere il titolo di viaggio; che non hanno un borsone da caricare; che scelgono lo scafo più piccolo perché meno facile da intercettare.
Viaggiatori che in una notte come questa maledicono l’accanimento del mare e fissano gli sguardi impauriti dei compagni di viaggio. Sono uomini, donne, bambini, a volte neonati, la cui unica colpa è quella di sognare un futuro aperto alla speranza. Tanta umanità costretta a partire, non c’è il tempo di calcolare le condizioni meteo e in un viaggio che può durare anche cinque giorni, una notte come questa ci può anche stare.
Paura da aggiungere a quella conosciuta attraverso la guerra, la persecuzione, la carestia o la negazione di quei diritti che, nelle “società civili”, vengono definiti come fondamentali e inviolabili.
In una notte come questa alcuni di loro consegneranno i sogni alle acque del “mare nostrum”, altri invece raggiungeranno l’isola che segna la frontiera della speranza, quella Lampedusa che non vuole subire il peso di questa umanità ma essere aiutata per poterla condividere. (Santino Tornesi Ufficio Migrantes Messina)