Vescovi lombardi su immigrazione

Dopo la riunione della Conferenza Episcopale svoltasi l’11 e il 12 aprile a Gazzada

Milano – “L’ondata di richiedenti asilo e di migranti che dal nord Africa cercano approdo in Italia provoca in noi profonda emozione e ci invita ad atteggiamenti di responsabilità”. E’ quanto scrivono i vescovi lombardi al termine della sessione primaverile della Conferenza Episcopale regionale che si è svolta a Gazzada (Va) l’11 e il 12 aprile scorso.

 
Il fenomeno migratorio va considerato “nella sua realtà”, spiegano i presuli nel comunicato diffuso oggi: “si calcola che nel 2011 siano arrivate in Italia dal mare circa 28.000 persone”.
“Si è giustamente chiesta – si legge nel testo – la solidarietà dell’Europa, che è chiamata ad affrontare con un’azione unitaria e solidale questo problema”. I presuli lombardi evidenziano che – a proposito dei rifugiati politici – l’Italia accoglie ora 55.000 profughi e nel 2010 ha ricevuto 10.000 nuove domande di asilo. La Germania conta 600.000 rifugiati (40.000 domande di asilo nel 2010) e 200.000 sono i rifugiati in Francia (47.000 i richiedenti asilo nel 2010).
“È anzitutto necessario recuperare il volto autentico dell’uomo. Come cristiani – scrivono i vescovi lombardi – noi vediamo in ognuna delle persone migranti l’immagine del Padre e il volto stesso di Cristo. Da cittadini facciamo riferimento anzitutto all’articolo 10 della Costituzione Italiana”.
Per la Conferenza Episcopale Lombarda un secondo passo consiste nel “riconoscere con franchezza che l’arrivo nella nostra terra di uomini e donne, giovani e bambini, impegna la nostra comunità civile a provvedere affinché l’ordine sociale sia sempre tutelato nell’interesse di ogni cittadino. Davanti alla migrazione, oltre al dovere d’accoglienza, siamo chiamati ad alzare lo sguardo e a riconoscere le opportunità nuove e positive”.
“Pur riconoscendo – proseguono -le difficoltà di organizzare l’emergenza, occorre fare in modo che si dia ai rifugiati – senza ritardi – un’accoglienza organizzata e competente. Sarà opportuno ospitarli in maniera decentrata e diffusa, con un attivo coinvolgimento delle comunità civili locali. Solo questa modalità sottrae le persone alla tentazione dell’illegalità, al possibile sfruttamento della malavita”. I fenomeni della migrazione domandano di essere affrontati entro “prospettive più ampie”: l’arrivo dei migranti e dei profughi costituisce “una sfida e un impegno morale per le comunità cristiane. Parrocchie, enti, istituzioni religiose sono chiamati a continuare il loro servizio per un’autentica integrazione”.
Da qui la richiesta alle comunità cristiane di “rinnovare la fattiva disponibilità” alle proposte di accoglienza secondo le esigenze che scaturiranno dal confronto tra le Istituzioni civili e gli enti religiosi: “a quel punto saranno richiesti ad ogni credente gesti di accoglienza concreta. Non manchi mai il rispetto per la libertà religiosa di ognuno. Abbiamo più speranze – concludono – che preoccupazioni: il Signore ci aiuti a leggere il tratto di storia che stiamo percorrendo e ci renda capaci di diventare generosi compagni di strada del migrante che giunge tra noi”.