Cuore e mente già in “rotta” verso Lampedusa

Viaggio della Migrantes a Lampedusa: “Raccontare la speranza”

Messina – Sotto i miei occhi scorrono le cifre “fresche” degli sbarchi: gli ultimi arrivati superano le 600 unità, non mancano le donne e i bambini. Tra di loro alcuni sono i primi a giungere dalla Libia e per questo nel nostro Paese possono rimanerci di diritto. Altri invece saranno rimpatriati con un “ponte aereo”, secondo gli ultimi accordi stretti tra Italia e Tunisia.

 
Mi viene difficile immaginare che tra qualche ora, gli stessi occhi che in questo momento leggono solo “numeri”, incroceranno quelli di coloro che sono riusciti a sopravvivere alla traversata della speranza. Perché a breve anch’io, insieme ai miei compagni di viaggio sarò a Lampedusa. La “terra promessa” del XXI secolo, la terra finita sotto i riflettori del mondo, la terra che tutti hanno imparato a conoscere come l’isola degli sbarchi, dell’immigrazione; una terra che però sono sicura nasconda molto più di quanto l’immaginazione, filtrata e condizionata dagli effetti delle immagini televisive, non possa contemplare. E la nostra missione è, o meglio sarà, proprio questa: provare a raccontare tutte le sfaccettature di Lampedusa, in primis attraverso i volti dei lampedusani, coloro che più di tutti, più di qualsiasi “ospite eccellente”, o giornalista di passaggio, conoscono la vita veramente vissuta nell’isola, ma negli ultimi mesi stravolta e messa sotto sopra.
Questo, “su carta”, il nostro obiettivo. Ma sia io che i miei compagni di viaggio, Santino Tornesi, Nino Arena e Luca Vullo, sappiamo bene che “l’incontro-scontro” con quella realtà potrebbe stravolgere completamente le nostre idee, aiutandoci però a trovare risposte “giuste”, vere e forse inaspettate. Una sfida, un’esperienza, un’avventura, un esperimento: non importa l’“etichetta” utilizzata, ciò che importa è il contenuto, che io proverò a raccontare sia nella veste di volontaria, vicina alle attività e alle iniziative messe in atto dall’Ufficio diocesano Migrantes di Messina, che in quella di giornalista, raccontando fatti, volti, persone. Le mie due “anime” forse si confonderanno, anzi si completeranno, perché la volontaria arriverà dove non potrà la giornalista e viceversa.
Mente e cuore sono già sulla “rotta”, pronti a navigare in quelle stesse acque che tante vite hanno salvato ma tante altre ne hanno trascinate via. Nei volti di coloro che incontreremo, siano essi lampedusani, tunisini, libici, riusciremo ad avere delle risposte. Ma altrettante, o forse di più, di fronte alle tante disperate storie che “popolano” Lampedusa, saranno le domande che una risposta potrebbero non trovarla. Né con la mente né con il cuore. (E. De Pasquale- Migrantes Messina)