A Lampedusa la tregua dura poco

In serata ripresi gli arrivi. Allarme ACNUR: mancano notizie di quasi 600 migranti

Palermo – Lampedusa si svuota in mezzo alle proteste di chi capisce che l’Europa ritorna a essere un miraggio lontano. E per un drappello di migranti che partono, c’è un esercito di potenziali rifugiati politici che arrivano, ma questa volta sulle coste della Sicilia. È approdato all’una di notte di ieri, nel porto di Licata, sempre in provincia di Agrigento, il barcone con 251 profughi soccorso a 12 miglia dalla costa da due motovedette della guardia costiera.

 
Gli immigrati sono stati trasferiti alla tensostruttura della protezione civile di Porto Empedocle. Nel gruppo anche 15 donne e due bambine di tre anni, una delle quali è stata ricoverata all’ospedale San Giacomo d’Altopasso per una contusione all’addome. Pare che la piccola nigeriana abbia preso un brutto colpo alla pancia durante la traversata. Secondo il racconto dei migranti, il viaggio era cominciato un paio di giorni fa dalla Libia, su un barcone con a bordo soprattutto nigeriani ed eritrei.
A Lampedusa, invece, ieri è stata una giornata di tregua. Circa 800 tunisini ospitati nel Centro di accoglienza sono stati portati sulla nave Excelsior della Grimaldi, partita nel pomeriggio alla volta di Catania, da dove i migranti sono stati smistati nei Cie della penisola e da lì rimpatriati. Una decisione presa dal governo per decongestionale l’isola, dove lunedì era scoppiata una rivolta proprio nel centro di accoglienza, dopo che si era sparsa la notizia che i tunisini sarebbero stati rimpatriati con due aerei.
Voli che sono partiti anche ieri, uno in mattinata e l’altro in serata, con sessanta tunisini a bordo, scortati da un contingente notevole di forze dell’ordine. Anche stavolta non sono mancate le proteste. I giovani migranti si sono ribellati, hanno tentato di convincere i poliziotti a trasferirli altrove, ma non in patria. Per alcune ore si sono rifiutati di entrare nello scalo dov’era in attesa l’aereo per rimpatriarli. “Vogliamo la libertà, vogliamo andare in Francia, non in Tunisia”, hanno gridato. Sull’isola sono rimasti solo 190 tunisini, che saranno trasferiti nelle prossime ore. Ma proprio in serata sono ricominciati gli sbarchi. Un barcone con una cinquantina di extracomunitari è giunto in Porto, dopo essere stato avvistato dalla Guardia di Finanza a tre miglia. Sempre ieri è approdata a Malta un’altra ‘carretta’ del mare con 116 immigrati di origine subsahariana. Sulla barca, con i rifugiati, c’era anche il corpo di una ragazza di 29 anni, deceduta nella traversata.
Ma l’allarme per probabili prossimi arrivi resta alto. E si temono nuove tragedie del mare. A sollevare questi dubbi è Laura Boldrini, portavoce dell’ACNUR, l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, che parla di “800 migranti partiti dalle coste della Libia nelle ultime due settimane che mancano all’appello e di cui non si hanno più notizie. Oltre alle 250 persone coinvolte nel naufragio de l 6 aprile di cui sono stati avvistati i cadaveri dagli aerei dalle forze dell’ordine nel Canale di Sicilia – spiega Boldrini – non si ha più traccia di altre 558 persone partite su tre carrette del mare, con a bordo rispettivamente 490, 68 e 160 immigrati e mai giunte a destinazione”. Con l’ACNUR e l’agenzia Habesha si sono messi in contatto i parenti di alcune persone partite dalla Libia e mai giunte a destinazione “che non sanno cosa sia stato dei loro cari e che vorrebbero andarli a cercare a Lampedusa, con le foto per il riconoscimento, ma che non possono farlo perché i cadaveri dei naufraghi non sono stati recuperati e identificati». In serata lo stesso don Mosè Zerai ha confermato che il 27 marzo si sono persi definitivamente i contatti con un gommone con 72 persone a bordo partito il giorno prima da Tripoli. (A. Turrisi – Avvenire)