Ma sono terra e cielo le frontiere più battute

Lo scorso anno meno del 5 per cento gli arrivi via mare

ROMASamir è un ragazzino afghano, saltato giù da un treno alla stazione Ostiense di Roma. Dice che vuole andare in Francia e resta lì, in attesa di zompare senza biglietto su un altro treno diretto a Nord. Per la legge, è un ‘minore straniero non ac­compagnato’, bisognoso di protezione. Carmen in­vece è la badante sudamericana della famiglia di un ingegnere straniero: è arrivata in Italia per il traslo­co ma poi, scaduto il periodo fissato dal visto d’in­gresso, è rimasta. Tecnicamente, è una ‘overstayer’. Mohammed è pakistano: ha varcato a nuoto il con­fine fra Turchia e Grecia e poi, a Patrasso, si è na­scosto su un camion trasportato da un traghetto di­retto a Brindisi. Tre storie diverse, ma accomunate da un fattore: Samir, Carmen e Mohammed, per giungere in Italia non hanno usato la via degli sbar­chi di massa. Sono entrati nascondendosi nei treni, salendo su un aereo o infilandosi sotto il cassone di un camion. Già, perché non c’è solo la frontiera di Lampedusa, dove approda l’ondata di persone in fuga da guerre e rivoluzioni che rischiano la pelle per varcare il braccio di mare che separa il Nord A­frica dall’Italia. Ci sono anche le migliaia di km di al­tre frontiere, italiane e non, che circondano la co­siddetta ‘area Schengen’ europea e sulle quali vigi­lano le polizie e i funzionari di dogana dei Paesi membri e le missioni dell’agenzia comunitaria ‘Frontex’.
I dati europei
Un ordine di grandezza della quantità di migranti che prova a varcare le frontie­re esterne dell’Ue giunge dal ‘Fran’, un gruppo di lavoro di Frontex, che da tre anni compila un rap­porto trimestrale dettagliato: in totale, nel 2008 le persone individuate nel tentativo di varcare ille­galmente i confini europei sono state 160mila (metà via mare e metà via terra); nel 2009 il nume­ro è calato a circa 100mila (e il numero degli in­gressi via terra ha superato la metà); da gennaio a settembre 2010 (ultimo dato diffuso), su oltre 74mila ingressi scoperti, la maggior parte è avve­nuta via terra. Quindi, anche se i massicci arrivi degli ultimi mesi nelle isole Pelagie avranno inciso sulle nuove statistiche, è evidente il flusso costante di un certo numero di migranti che penetra attra­verso le altre frontiere. Accade ad esempio al con­fine fra Turchia e Grecia, coi migranti che poi pro­vano a raggiungere l’Italia, come molti reportages, anche di Avvenire, hanno raccontato, attraverso i porti di Brindisi,Bari o Ancona.
Overstayers, minori e vittime di tratta
Ita­lia non si sa quanti siano coloro che ogni anno en­trano illegalmente, senza documenti validi. Se­condo il rapporto di Frontex già citato, in tutta la Ue nel 2010 i soggiorni illegali scoperti sono stati 89mila, a fronte dei 107mila dell’anno prima. Un calo registrato anche in Italia, passata dai 28.500 soggiorni illegali del 2009 ai circa 23mila del 2010.

Ufficiosamente, nel nostro Paese si calcola che gli immigrati non in regola coi documenti di soggior­no, e che incorrono nel reato di ‘clandestinità’ fis­sato dalla legge, siano cinquecentomila. I due ter­zi, stimano gli analisti della Polizia, potrebbero es­sere entrati come ‘overstayers’. Succede ad esem­pio che una signora boliviana possa atterrare in un paese dell’area Schengen con un visto turistico. E poi decida di spostarsi in Italia, e restarci, quando il visto è scaduto. Con quale frequenza può acca­dere? Dati certi non ce ne sono, precisa un funzio­nario di polizia esperto di immigrazione, ma valga un esempio: «Quando, in occasione di un evento internazionale, sospendemmo la validità di Schengen, in una sola settimana fermammo alle frontiere italiane 700 persone col visto di un altro Paese, scaduto». Poi ci sono i bambini, spacciati da trafficanti come figli propri o perfino in viaggio da soli: nel 2010, in Italia, i minori stranieri non ac­compagnati individuati dalle autorità sono stati circa 4.500. E le altre vittime di tratta, spesso don­ne africane, cinesi o dell’Est europeo, fatte entrare di nascosto e poi individuate e salvate dalle forze dell’ordine.
Sorveglianza e cooperazione

 Nei posti di fron­tiera, gli agenti di polizia controllano i documenti con apparecchiature in grado di scovare quelli fal­si. Rispetto agli automezzi, invece, i controlli ven­gono fatti a campione. Il motivo? Non si può dis­siggillare tutti i carichi, che spesso sono di cibo fresco o congelato che potrebbe deperire, spiega un esperto di controllo frontaliero: «Inoltre l’ope­razione richiederebbe troppo tempo, causando fi­le di ore». Così gli scanner vengono usati sui mezzi più ‘sospetti’. (VINCENZO R. SPAGNOLO – Avvenire)