Unhcr: appello per la difesa dei principi del soccorso in mare

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati chiede all’Unione Europea di mettere in atto meccanismi più affidabili ed efficaci per il soccorso in mare

Ginevra – In seguito alla sciagura che questa settimana ha coinvolto un’imbarcazione carica di rifugiati nel Mediterraneo, causando un’ingente perdita di vite umane, l’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) chiede all’Unione Europea di mettere in atto meccanismi più affidabili ed efficaci per il soccorso in mare. Nelle prime ore di mercoledì più di 220 somali, eritrei ed ivoriani sono annegati quando la loro imbarcazione si è rovesciata a 39 miglia a sud di Lampedusa. Si tratta – spiega l’Alto Commissariato – del peggior incidente nel Mediterraneo degli ultimi anni.
“E’ difficile comprendere come, in un momento in cui decine di migliaia di persone fuggono dal conflitto in Libia attraversando le frontiere terrestri con Tunisia ed Egitto – dove trovano sicurezza e
ricevono accoglienza e aiuti – la protezione di chi fugge dalla Libia via mare non sembra avere la stessa priorità” ha affermato Erika Feller, Assistant High Commissioner for Protection dell’Unhcr.
Oltre 450.000 persone sono già fuggite dalla Libia per riversarsi nei paesi vicini, in Tunisia, Egitto, Niger, Algeria, Ciad, Sudan, Italia e Malta. Ma molti si trovano ancora bloccati in Libia a causa del
conflitto in corso.
L’Unhcr è “particolarmente preoccupato” per i rifugiati e richiedenti asilo a Misurata e nelle altre città libiche. Con il deteriorarsi della situazione in Libia, per molte persone la fuga via mare potrebbe rimanere l’unica soluzione.   Le acque antistanti la costa libica sono tra le più trafficate del
Mediterraneo e al momento ci sono molte navi, anche militari.
“L’antica tradizione del salvataggio in mare potrebbe essere compromessa se gli stati iniziano a fare questioni di competenza. E’ per questo motivo che c’è bisogno di meccanismi di ricerca e soccorso
più efficienti ed operativi”, ha detto la Feller: “chiediamo inoltre ai capitani delle navi di continuare a fornire assistenza a chi si trova in pericolo in mare. Qualunque imbarcazione sovraffollata partita dalla Libia dovrebbe essere considerata in pericolo”. 
Nell’Ue, Italia e Malta sono i due stati che si sono maggiormente fatti carico del flusso di persone originato dagli eventi in nord Africa ed è probabile che ci saranno altri arrivi. Proprio in vista di
eventuali nuovi arrivi di persone con bisogni di protezione internazionale dalla Libia, l’Unhcr chiede di prendere in seria considerazione misure concrete di suddivisione degli oneri e delle
responsabilità, soprattutto fra gli stati membri dell’UE.
Fra queste misure si potrebbe considerare un sostegno tecnico e finanziario, nonché l’utilizzo della Direttiva UE sulla Protezione Temporanea che mira ad armonizzare la concessione della protezione
temporanea a chi fugge, in tutti i casi di “afflusso di massa”, sulla base della solidarietà fra stati membri.
“Sebbene i meccanismi di protezione temporanea stabiliti dalla Direttiva non siano ancora stati utilizzati, è fondamentale che gli stati membri dell’Ue, in questo caso Italia e Malta, ricevano
rassicurazioni sul supporto e la solidarietà previsti nei casi in cui le circostanze lo richiedano”, ha aggiunto la Feller.
L’Agenzia dell’Onu per i rifugiati chiede inoltre agli stati membri dell’Ue e ad altri stati di reinsediamento di offrire quote addizionali per i rifugiati in nord Africa, essendo il reinsediamento
l’unica soluzione possibile per alcuni di loro. Gli appelli precedenti dell’Unhcr  su questo tema sono stati finora presi in considerazione “soltanto parzialmente”.