Vescovi siciliani: “l’Europa si faccia carico di queste emergenze e non chiuda le porte al grido dei popoli in difficoltà”

Al Governo e alle Istituzioni politiche d’Italia i vescovo siciliani chiedono, secondo le indicazioni della Fondazione Migrantes e della Caritas Italiana “di applicare le misure di protezione temporanea a tutti coloro che sono sbarcati in questi mesi e di promuovere modalità di inserimento lavorati

Palermo – I Vescovo siciliani hanno riservato una particolare attenzione – durante la sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana che si è conclusa ieri a Palermo –  alla questione dell’emergenza
migrazioni, in seguito ai moti popolari che negli ultimi mesi hanno interessato soprattutto i Paesi
del Nord Africa con “pesanti ripercussioni sulla nostra Isola”.
I vescovi “si sentono interpellati a pronunciare una parola chiara, convinta e responsabile sul momento presente, ben sapendo – si legge nel comunicato finale diffuso ieri sera – quanto le questioni in gioco siano complesse, difficili ed impegnative, con un intreccio fra emergenze concrete, obiettivi politici e interessi economici”.
E parlando dell’emergenza profughi i vescovi siculi sottolineano che le soluzioni adottate – a Lampedusa, come a Mineo, Trapani, Caltanissetta… – di fronte all’elevato numero di persone coinvolte, “ghettizzate” in grandi centri di accoglienza o tendopoli, “non sono rispettose della dignità umana delle persone immigrate e non sono idonee ad una loro integrazione con il territorio, oltre che a risultare problematiche per le popolazioni locali. Non considerando la situazione drammatica presente in quei Paesi – si legge nel comunicato – si rischia di portare all’esasperazione gli animi degli immigrati al fine di ottenere il loro rimpatrio e dissuadere dal partire chi è rimasto nei Paesi di origine. Gli interventi impostati su logiche di ordine pubblico non valorizzano adeguatamente le risorse del volontariato e delle istituzioni non profit e lo spirito di solidarietà delle nostre popolazioni”.
Davanti al “dramma” degli sfollati, dei profughi e dei richiedenti asilo, i Vescovi riaffermano “il valore imprescindibile della persona umana, l’impegno della Chiesa ad educare ad una cultura dell’accoglienza” e ribadiscono la propria disponibilità a collaborare con gli Organismi responsabili
ad alleviare i disagi degli immigrati”. Nello stesso tempo chiedono “con forza che tutte le Regioni italiane si facciano carico con generosità di questa emergenza e che le Chiese europee intervengano perché tutti i Paesi del continente siano presenti in modo concreto, immediato e congruo. Essi ribadiscono la necessità che l’Europa si faccia carico di queste emergenze e non chiuda le porte al grido dei popoli in difficoltà, ma si impegni a realizzare concretamente autentiche politiche di cooperazione che potranno assicurare a tutti sviluppo e pace duratura”.
Al Governo e alle Istituzioni politiche d’Italia i vescovo siciliani  chiedono, secondo le indicazioni della Fondazione Migrantes e della Caritas Italiana “di applicare le misure di protezione temporanea a tutti coloro che sono sbarcati in questi mesi e di promuovere modalità di inserimento lavorativo più flessibili che consentano un’accoglienza che vada al di là della prima risposta”.
I presuli siciliani, dopo aver ascoltato la relazione dell’arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco
Montenegro, esprimono “sincera” e “cordiale ammirazione per la testimonianza di grande generosità e il senso di accoglienza che da sempre contraddistingue la comunità lampedusana che, in una situazione difficile, ha continuato ad aprire le porte agli immigrati richiedenti aiuto. I pastori delle Chiese di Sicilia chiedono altresì che il Governo italiano tenga conto dei sacrifici compiuti da
questa popolazione e mantenga le promesse fatte”. Da qui il rilancio, da parte dei vescovo siciliani, degli orientamenti della Settimana Sociale dei cattolici, chiedendo la “rivisitazione della disciplina sulla cittadinanza, della normativa sulla ricomposizione familiare e una riforma generale della legge sull’immigrazione” e ricordando che il fenomeno migratorio è “ormai stabile e strutturale, e pertanto richiedono da parte dello Stato e della Chiesa una costante e rinnovata attenzione che non può fermarsi alla gestione dell’emergenza attuale”.