UE: più nati e più immigrati

Il terzo Rapporto sulla demografia europea

Bruxelles – “La popolazione europea invecchia, la fecondità ha ripreso a crescere, la speranza di vita aumenta ancora. E l’UE continua ad attirare un gran numero di migranti”: Eurostat, ufficio statistico comunitario, pubblica il terzo Rapporto sulla demografia nell’UE, che indica le variazioni della popolazione, la composizione dei nuclei familiari, l’apporto degli stranieri all’aumento degli abitanti che, nel complesso, hanno raggiunto il mezzo miliardo.

 
Tra i segnali di novità posti in evidenza nel rapporto di Eurostat, emerge che il tasso di fecondità, diminuito costantemente dagli anni ’80, ha invertito la tendenza nel 2003: da allora si è passati, mediamente, da 1,47 figli per donna a 1,60. Solo Portogallo, Malta e Lussemburgo non hanno visto crescere il numero dei nati per donna. Notevoli passi avanti nella natalità si riscontrano invece in Bulgaria, Repubblica ceca, Slovenia e Lituania (tutti Paesi entrati di recente a far parte dell’Unione). I tassi di fecondità più elevati (dati 2009) si registrano però in Irlanda (2,07), Francia (2,00), Regno Unito (1,96), Svezia (1,94). In assoluto i dati più bassi si verificano invece in Lettonia (1,31), Ungheria e Portogallo (1,32), Germania (1,36). Fuori dai confini comunitari, la Turchia, Paese candidato all’ingresso nell’Unione, segnala un tasso di fecondità ben più elevato della media europea, essendo a 2,10 figli per donna. Addirittura in Islanda, altro Paese candidato, il dato è 2,23.
Eurostat segnala che “negli ultimi 50 anni la speranza di vita alla nascita è aumentata nell’Ue27 di circa 10 anni, sia per le donne che per gli uomini”. Attualmente il dato medio si attesta a 82,4 anni per le femmine e a 76,4 per gli uomini. In Francia le donne vivono più a lungo rispetto a tutto il resto d’Europa, oltre 85 anni, seguono Spagna (84,9), Italia, Cipro. Per gli uomini il livello più elevato è in Svezia (79,4 anni), poi Italia, Spagna, Paesi Bassi. La speranza di vita media è dunque più elevata nei Paesi dell’Europa occidentale, dove lo sviluppo economico, gli standard di vita e i servizi per i cittadini hanno raggiunti livelli migliori che nell’Europa dell’est. Assieme al crescere dell’età media si verifica però un aumento dei malati anziani e cronici e delle persone non autosufficienti.
“L’immigrazione è stato il principale motore della crescita demografica della popolazione nella maggior parte dei Paesi membri dell’UE” negli ultimi anni, indica Eurostat. Attualmente vivono nell’Unione 20,1 milioni di persone provenienti da Paesi terzi, ma occorre segnalare che ben 12,3 milioni di cittadini UE vivono in altri Stati comunitari, con un significativo “rimescolamento interno” della popolazione. Nel 2010 il Paese che ospitata il maggior numero di stranieri era la Germania (7,1 milioni di persone), seguita da Spagna (5,7), Regno Unito (4,4), Italia (4,2) e Francia (3,8). Naturalmente la presenza di stranieri varia fortemente da Paese a Paese. La percentuale media di persone presenti nell’UE e provenienti da fuori dei confini comunitari è del 4%. Ma in Polonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Ungheria tale percentuale è inferiore all’1%, mentre è molto più elevata della media in Germania, Austria, Grecia, Spagna, Italia, Cipro, Lussemburgo. Ci sono poi i casi particolari di Estonia e Lettonia, con dati superiori al 15%, ma ciò dipende dal fatto che i cittadini di origine russa che vivono in questi Paesi dai tempi dell’Unione sovietica non intendono assumere la cittadinanza degli Stati che li ospitano. (SIR Europa)