Uno “tsunami umano”?

Immigrati e paragoni inopportuni

Roma – Vediamoli ad uno ad uno, non come “tsunami umano”.
È la massa che fa paura, non l’individuo. Un poeta dialettale romanesco, Mauro Totteri, ha scritto (riportiamo in italiano): “Avete mai parlato a un immigrato / prima di volerlo allontanato? / Se entrate in confidenza sono guai: / non lo vorreste allontanare mai. / Finché son numeri freddi, indefiniti / contro di loro siamo più accaniti, / ma appena ne conosci uno, poverello! / lo tratteresti come tuo fratello”. Nella semplicità dei versi, dettati da un’esperienza reale, c’è una grande verità. Bisognerebbe conoscerli ad uno ad uno questi migranti che sbarcano in massa a Lampedusa. Parlare con loro del più e del meno, ascoltare le loro storie, cercare di comprendere le loro idee e farci, noi, un’idea di come la pensano. Entrarci, insomma, in confidenza. E forse, chissà, dopo saremmo disposti – con questo “qualcuno” diventato individuo, quindi isolato e distinto dalla massa – anche a invitarlo nella nostra casa, se non per ospitarlo per qualche giorno, almeno per farlo sedere alla nostra tavola e dividere con lui il pranzo e la cena. È la massa che fa paura, che genera rigetto. Quasi sempre ingiustificata l’una, quanto ingiustificabile l’altro, anche se entrambe reazioni comprensibili.
Berlusconi, al solito, ha detto una cosa giusta e una un po’ meno. Quella “un po’ meno” quando ha paragonato, anche lui!, la situazione nell’isola di Lampedusa a uno “tsunami umano”. Paragone inopportuno e inappropriato: lo tsunami produce lutti e devastazioni, in questo senso non può essere “umano”. Anzi, per gli effetti provocati, è disumano. E produce paura, proprio come la massa. La cosa giusta quando ha ricordato che l’Italia ha novemila comuni, quindi basterebbe che ogni comune ospitasse un immigrato e gli trovasse un lavoro perché ci sarebbero novemila cittadini in più e novemila migranti in meno.
Ecco: visti ad uno ad uno, come individui, gli immigrati, o i profughi o i rifugiati – con quale nome si voglia chiamarli e quale sia il loro status –, potrebbero non essere un problema e non fare paura. I leghisti, invece, continuano a vedere la massa. Forse, chissà… se si togliessero le lenti deformanti dell’opportunismo elettorale dinanzi agli occhi, comincerebbero a scorgere l’individuo e – forse, chissà – si deciderebbero a ospitarne più di qualcuno, se non nelle proprie case, almeno nei comuni da loro amministrati.
Piero Isola