Lampedusa si svuota

Strage di migranti in mare

Lampedusa – A Lampedusa altri 700 migranti stanno per essere imbarcati sulla nave Catania. Si aggiungono agli oltre 3.600 portati via ieri. L’esodo è quasi completato: stamane, infatti, gli immigrati  presenti a Lampedusa erano circa 1.400, cifra che comprende i 921 arrivati da ieri in 11 sbarchi e i circa 250 minori ospitati nella base Loran e che oggi saranno tutti identificati. I migranti partiti ieri con tre navi hanno come destinazione Trapani, Catania, Napoli e Taranto. Oltre alla nave Catania nell’isola è ferma in rada anche la Flaminia, pronta a portare via il resto degli stranieri. Stamane per le strade di Lampedusa non c’era un solo migrante, mentre al porto commerciale sono in corso lavori di pulizia. L’aereo della Guardia costiera, il Piaggio T 166, che sta compiendo una ricognizione nel Canale di Sicilia, per il momento non ha avvistato altri barconi. Le condizioni meteo sono buone e nel Canale di Sicilia il mare è Forza 3. Da domenica sull’isola sono arrivati 705 immigrati.
Intanto i cadaveri di 68 persone, quasi certamente migranti morti durante la traversata verso le coste italiane, sono stati recuperati sulle coste libiche, nei pressi di Tripoli. Potrebbero essere somali ed eritrei che facevano parte di una imbarcazione di cui si erano perse le tracce lo scorso 25 marzo. A raccontare i particolari di questa tragedia, tenuta nascosta fino ad ora dalle autorità libiche, è stato padre Joseph Cassar, un gesuita responsabile del servizio per i rifugiati a Malta. Secondo quanto ha riferito all’Ansa, i cadaveri dei migranti sarebbero stati recuperati in mare giovedì scorso. Le autorità libiche avrebbero fatto seppellire i corpi senza nemmeno procedere alla loro identificazione”.
A dare l’allarme della scomparsa di un gruppo di eritrei e somali era stato un altro sacerdote, Don Mosè Zerai, presidente dell’Agenzia Habesha, che come Padre Joseph si occupa di rifugiati e richiedenti asilo. Il religioso aveva ricevuto una richiesta d’aiuto lanciata attraverso un satellitare dagli immigrati che avevano detto di trovarsi in difficoltà, senza viveri e con poco carburante. Non è l’unico Sos lanciato dalle coste libiche. Un altro barcone con 335 persone a bordo risulta disperso da due settimane. L’agenzia Habesha e l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) da diversi giorni sollecitano le autorità italiane e la Nato a intensificare le ricerche nel Mediterraneo. “Non dobbiamo mollare – ribadisce Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr in Italia – anche perché non abbiamo nessuna certezza sull’identità delle circa 70 vittime, che potrebbero non avere nulla a che fare con il gommone. L’esperienza insegna che imbarcazioni alla deriva sono state soccorse anche dopo venti giorni e che è ancora possibile salvare la vita di centinaia di persone”.  (www.avvenire.it)