Gli sbarchi e la crisi del Nord Africa

Davanti al dramma degli sfollati, dei profughi e dei richiedenti asilo, i Vescovi riaffermano l’impegno della Chiesa a educare a una cultura dell’accoglienza, oltre che a praticarla in tutte le forme possibili si legge nel comunicato finale dei lavori del Consiglio Permanente della Cei

 

Roma – Sono essenzialmente tre i punti chiave che hanno animato il Consiglio Episcopale Permanente della CEI, riunito a Roma dal 28 al 30 marzo 2011. Anzitutto, i problemi legati all’intervento militare in Libia, all’emergenza dei profughi e dei rifugiati, al dovere della prima accoglienza. In secondo luogo, la preoccupazione per il dilagare di un paradigma antropologico che rende labile l’identità personale e il senso di una storia condivisa, illudendo di costruire un modello di uomo che pretende di bastare a se stesso. Infine, l’orizzonte pastorale di una Chiesa che vive l’evangelizzazione come il terreno della sua presenza nel mondo, non stancandosi di educare con animo missionario e di seminare la Parola nelle molteplici occasioni della vita ordinaria, con speranza e pazienza rispetto ai tempi di Dio.
Alla luce di questi temi si è articolato un confronto sereno e pacato, che ha valorizzato e approfondito – spiega il comunicato finale dei lavori presentato questa mattina –  i molteplici spunti offerti dalla prolusione del card. , Angelo Bagnasco, presidente della Cei. “Consapevoli del loro compito di guide della comunità ecclesiale – si legge –  i Vescovi membri del Consiglio Permanente non hanno rinunciato a pronunciare una parola umile e ferma sul momento presente, ben sapendo quanto le questioni in gioco siano complesse, complicate e confuse, con l’intenzione esplicitadi attivare pensieri e accendere speranze più forti delle preoccupazioni che pure assalgono quanti hanno a cuore il bene delle persone e la serenità della convivenza sociale.
Questa mattina il comunicato finale è stato presentato a Roma nel corso di una conferenza stampa alla Radio Vaticana.
Pubblichiamo il passaggio del comunicato relativo alla parte dedicata alla crisi limica e all’emergenza immigrazione.
 

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I moti popolari che nelle ultime settimane hanno infiammato – con esiti diversi e tuttora incerti – non soltanto i Paesi del Nordafrica, ma anche quelli della Penisola arabica, rivelano la comune aspirazione umana alle libertà fondamentali e all’affermazione della dignità personale, non scevra però da violenze e da sofferenze.
L’attenzione dei Vescovi – a partire dalla prolusione del Cardinale Presidente – si è soffermata in particolare sul caso libico: la vicinanza espressa al Vicario apostolico di Tripoli trova corrispondenza nell’impegno solidale, promosso e sostenuto fin dalle prime ore della crisi da Caritas Italiana. A fronte dell’intervento internazionale, il Consiglio Permanente ha fatto proprio l’auspicio del Card. Bagnasco affinché “si fermino le armi”, nella convinzione di quanto “la strada della diplomazia sia giusta e possibile”, oltre che “premessa e condizione per individuare una «via africana» verso il futuro”.
L’ampio confronto, caratterizzato dalla cura di evitare interpretazioni catastrofiche, ha dato voce alla necessità che l’Europa – la stessa che “è, non da oggi, in debito verso l’Africa” – sappia evitare l’illusione di poter vivere sicura chiudendo le porte al grido dei popoli in difficoltà: soltanto autentiche politiche di cooperazione potranno assicurare a tutti sviluppo e pace duratura.
Nel frattempo, davanti al dramma degli sfollati, dei profughi e dei richiedenti asilo, i Vescovi riaffermano l’impegno della Chiesa a educare a una cultura dell’accoglienza, oltre che a praticarla in tutte le forme possibili, intensificando quanto Caritas Italiana e le Caritas diocesane stanno già facendo in tutto il Paese.
I membri del Consiglio Permanente chiedono con forza che l’Europa sia presente in modo concreto, immediato e congruo. E alla politica italiana di promuovere, per l’emergenza, modalità di lavoro più flessibili, che consentano un’accoglienza che vada al di là della prima risposta. Avendo presente il recente Documento conclusivo della 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, essi invitano anche a cogliere le opportunità presenti in questo momento storico, che impongono la rivisitazione della disciplina sulla cittadinanza e delle norme sul ricongiungimento familiare”.