Popolazioni Rom non “sorta di scarto razziale dell’evoluta Europa”

Lo ha detto il card. Bagnasco in apertura della sessione primaverile del Consiglio Permanente facendo riferimento ai quattro bambini morti nel rogo della loro baracca lo scorso 6 febbraio a Roma

Roma – Anche la situazione dei Rom in Italia è stata richiamata dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella sua prolusione in apertura della sessione primaverile del Consiglio Permanente. In particolare il car. Bagnasco ha citato la morte dei quattro bambini a Roma nel corso di un incendio che ha distrutto la loro baracca.
Pubblichiamo integralmente le parole del card. Bagnasco:
 
Nel corso dell’inverno, e in ragione delle rigide temperature stagionali, ci sono stati alcuni episodi luttuosi che hanno visto amaramente soccombere persone disagiate che avevano cercato rifugio in siti di fortuna. Si sa che non è sempre facile intervenire nelle situazioni di disagio in modo efficace e risolutivo, e tuttavia questo non basta per arrendersi, per non tentare di farsi carico fino allo spasimo di ogni singola vita, mai tanto emarginata da essere compatibile con l’abbandono inesorabile. Analogamente occorre dire per i quattro bambini che, alla periferia di Roma, hanno trovato la morte nel rogo della loro baracca, in un campo Rom. L’episodio – ha osservato il Papa – «impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, più coerente nell’amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto» (Saluto all’Angelus, 13 febbraio 2011). È un interrogativo che nessuno potrà permettersi di scrollarsi facilmente di dosso. Così, la circostanza non poteva non riproporre l’annoso tema dell’accoglienza, nella nostra società e nelle nostre città, delle popolazioni Rom, che non possono essere percepite come uno sorta di scarto razziale dell’evoluta Europa. Esperienze illuminanti – in cui lo Stato e gli Enti locali convergono con l’associazionismo privato-sociale – ci avvertono che un inserimento, attraverso piani graduali di accompagnamento, con tappe successive e successivi controlli sul versante della legalità, è possibile. Occorre che nei diversi territori si sappia prendere l’iniziativa, e si tratti per definire i termini di uno scambio in cui si equilibrano diritti e doveri reciproci.