L’emigrazione e l’unità d’Italia

La visione del Beato Giovanni Battista Scalabrini

Roma – Tra i “padri ispiratori e propulsori” dell’unità d’Italia, Mons. Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905) Vescovo di Piacenza trova un posto di diritto, per la sua azione lungimirante esercitata a vari livelli (in modo particolare nell’emigrazione) negli anni postunitari, quando, fatta l’Italia, bisognava fare gli italiani. E’ la tesi di P. Beniamino Rossi, missionario scalabriniano, in un articolo apparso nella pagina web dei Missionari Scalabriniani (www.scalabrini.org).

 
L’azione di Scalabrini si distingue nel campo dell’emigrazione, un fenomeno che a partire dalla seconda metà degli anni ’70 assume le dimensioni di un vero e proprio esodo epocale, che coinvolge tutte le regioni italiane e che i vari governo si mostrano incapaci di governare.
Attento alla difficile situazione degli emigranti, oggetto di sfruttamento senza scrupoli, Scalabrini fonda nel 1887 la Congregazione dei Missionari di S. Carlo, seguita dall’Associazione di Patronato del 1989 ed interviene nel dibattito politico sulla prima legge d’emigrazione con una lettera aperta all’amico On. Carcano e con conferenze in varie città italiane. Nella sua opera e nei suoi scritti si rivela l’ animo “patriottico”: lavorare nell’emigrazione significava per lui realizzare una duplice unità: tra lo Stato e la Chiesa da una parte, e, dall’altra, favorire l’unità di un popolo diviso e frazionato in regionalismi e provincialismi, perché proprio all’estero e nell’emigrazione trovasse nuovi vincoli e solidarietà, fino a sentirsi un unico popolo.
Nel suo pensiero matura anche una “visione prospettica” del ruolo delle migrazioni nel piano provvidenziale di Dio, che potrebbe essere definita profetica: “Mentre il mondo si agita affascinato dal suo progresso, mentre l’uomo si esalta per le sue conquiste sulla materia… mentre i popoli cadono, risorgono e si rinnovellano ; attraverso il rumore delle nostre macchine, al si sopradi tutte queste opere gigantesche, ma non senza di loro, si sta maturando un’opera ben più vasta, ben più nobile, ben più sublime : l’unione in Dio per mezzo di Gesù Cristo di tutti gli uomini di buon volere” (Discorso al Catholic Club di New York – 1901).
La figura di Scalabrini appare oggi di una sorprendente attualità, proprio in relazione alle attuali società multietniche e multiculturali, che richiedono nuovi passi di unità. “Fare gli italiani” oggi, significa entrare nella prospettiva del villaggio globale che richiedere nuovi assetti, nuovi parametri di giudizio e comportamenti: accoglienza, dialogo, riconoscimento dell’altro … in vista di una rinnovata coesione per una unità d’Italia ancora inedita.