Permesso unico: stessi diritti per i lavoratori extracomunitari

I lavoratori extracomunitari che si trovano in Europa dovrebbero avere gli stessi diritti dei cittadini europei, secondo il progetto di legge sul “permesso unico” adottato `giovedì dal Parlamento Europeo

Bruxelles – I lavoratori extracomunitari che si trovano in Europa dovrebbero avere gli stessi diritti dei cittadini europei, secondo il progetto di legge sul “permesso unico” adottato `giovedì dal Parlamento Europeo. L’obiettivo della direttiva è di semplificare le procedure per gli immigrati e per i datori di lavoro attraverso una procedura unica per il permesso di residenza e di lavoro.

 
La direttiva sul “permesso unico”, approvata con 311 voti a favore, 216 contrari e 81 astensioni, una volta in vigore permetterebbe agli immigranti legali provenienti da paesi esterni all’Unione di ottenere i documenti necessari al soggiorno e al lavoro con un’unica procedura per tutto il territorio dell’UE.
Tale legislazione garantirebbe inoltre agli immigrati una serie di diritti sociali, paragonabili a quelli dei cittadini comunitari, su questioni quali gli orari di lavoro, le ferie, la sicurezza sul posto di lavoro e l’accesso alla sicurezza sociale.
La decisione di ammettere i lavoratori extracomunitari sul territorio nazionale, cosi come il numero d’immigrati autorizzato, resta prerogativa dei governi degli Stati membri, i quali dovranno indicare nei permessi di residenza anche le informazioni relative al permesso di lavoro, con il divieto esplicito di esigere ulteriore documentazione alla persona che richiede il permesso.
Secondo il testo approvato, i governi nazionali avranno la possibilità di restringere l’accesso alla sicurezza sociale nazionale solo ai lavoratori extracomunitari che lavorano o hanno lavorato per almeno 6 mesi e che sono registrati come disoccupati.
Per il sostegno familiare, i governi nazionali potrebbero scegliere di garantirlo solo ai lavoratori in possesso di un permesso di lavoro valido per più di sei mesi.
I lavoratori extracomunitari avranno il diritto di ricevere la pensione una volta rientrati nel proprio paese alle stesse condizioni e tassi dei cittadini europei. I lavoratori possono anche richiedere sgravi fiscali nello Stato membri di residenza; tuttavia, i familiari potrebbero beneficiarne solo se risiedono nello stesso paese UE. I lavoratori extracomunitari, sempre secondo il testo emendato dal Parlamento, avranno anche l’accesso ai servizi pubblici quali alloggi sociali, lasciando ai governi nazionali la possibilità di limitare tale diritto ai soli immigrati che hanno già un’occupazione.
Il diritto alla formazione professionale e all’istruzione potrebbe essere limitato solo ai lavoratori stranieri che hanno o hanno avuto un lavoro, cosi da escludere chi è nell’UE per motivi di studio. I lavoratori che chiedono di conseguire un diploma in un settore non direttamente collegato al proprio lavoro potrebbero dover dimostrare una corretta conoscenza della lingua nazionale.
Le nuove regole europee, se approvate in via definitiva, si applicheranno agli extracomunitari che richiedono un permesso di residenza e di lavoro in uno Stato membro o che già vi risiedono legalmente. Il progetto di direttiva non si applicherebbe ai lavoratori extracomunitari in trasferimento all’interno di società multinazionali, né a quelli stagionali, due categorie che saranno presto oggetto di un intervento legislativo ad hoc.
Gli immigrati extracomunitari che hanno ottenuto un permesso di residenza a lungo termine e i rifugiati sono già soggetti ad altre regole comunitarie e saranno pertanto esclusi da quelle ora in discussione. Infine, la direttiva non si applicherebbe ai lavoratori extracomunitari distaccati, norma che però non dovrebbe impedire a tali lavoratori, se in regola con il soggiorno e il permesso di lavoro in uno Stato membro ma distaccati in un altro, “di continuare a godere di pari trattamento rispetto ai cittadini dello Stato membro di origine per la durata del loro distacco”.
Gli emendamenti adottati dai deputati saranno ora vagliati dai ministri di giustizia dei paesi UE. Secondo il Trattato di Lisbona, il Parlamento e il Consiglio hanno pari poteri legislativi sui temi legati all’immigrazione. La Gran Bretagna, la Danimarca e l’Irlanda non prenderanno parte all’adozione della direttiva sul permesso unico.