Lampedusa: l’isola affonda

Nell’isola circa 5.000 immigrati

Lampedusa – A Lampedusa “il numero dei migranti è praticamente raddoppiato”, con “gravi conseguenze igienico-sanitarie e migliaia di persone che da giorni bivaccano senza avere un rifugio per la notte, con cibo e acqua razionati”. Davanti alla parrocchia di Lampedusa decine di volontari distribuiscono indumenti e scarpe alle centinaia di migranti. Una richiesta al governo di “prendere al più presto una decisione” per chiarire lo status delle migliaia di migranti sbarcati, e un appello ai cattolici che volessero contribuire all’emergenza a “mandare aiuti economici per comprare vestiario, scarpe e generi alimentari” sono stati espressi al SIR da Valerio Landri, direttore della Caritas Agrigento, che conferma le difficoltà di una situazione divenuta oramai “insostenibile”, con 5.000 immigrati su una popolazione di 6.000 abitanti. Nel frattempo è stato annunciato dal governo il varo di un piano di accoglienza con le regioni (50.000 posti).

 
“Il Centro di Contrada Imbriacola ne può accogliere al massimo 1.500 – dice Landri –. Gli altri sono tutti accampati all’addiaccio, sulle strade o nelle campagne. Non hanno vestiti, cibo a sufficienza, acqua da bere. Devono fare ore e ore di fila per mangiare una volta al giorno un piatto di maccheroni. Altri arrostiscono su dei falò il pesce regalato dai pescatori”. Al momento, prosegue il direttore di Caritas Agrigento, “gli sbarchi continuano notte e giorno, ma equivalgono alle partenze”, visto che la nave San Marco ha cominciato a trasferire i migranti al centro di Mineo, in provincia di Catania. Landri è però molto critico con la decisione di trasferire tutti a Mineo (in origine dovevano essere spostati lì solo i richiedenti asilo): “Come si fa a mettere insieme dei richiedenti asilo – si chiede – con migranti che non hanno ancora uno status giuridico definito?”. La struttura può ospitare 7.200 persone. Ai circa 1.000 richiedenti asilo già trasferiti a Mineo da vari Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) si aggiungono ora i nuovi arrivati. I sindaci di Mineo e dei paesi limitrofi protestano contro la decisione che rischia, a loro avviso, di creare un enorme ghetto, con il pericolo di fuga e dispersione di queste persone. Caritas italiana ha dato comunque la sua disponibilità per una presenza nel centro di Mineo.
In attesa che il governo prenda accordi con la Tunisia (si parla di rimpatri), il direttore di Caritas Agrigento invita ad una maggiore chiarezza, per non illudere le persone sbarcate: “Tra i tunisini non c’è affatto consapevolezza del rischio di essere rimpatriati – dice –. Ho la sensazione che stiamo assistendo ad una vendita di sogni e di speranze per 1.500 euro, il costo del viaggio via mare. Il governo dovrebbe cambiare atteggiamento; ma visto che non cambierà, tanto vale prendere subito una decisione, per scongiurare altre partenze”. Caritas Agrigento, presente a Lampedusa con una operatrice fissa, mette a disposizione, insieme alla parrocchia, un servizio doccia, coperte, vestiti, indumenti intimi, scarpe, tè e latte caldo, “soprattutto la sera, per alleviare il freddo e l’umidità della notte”. Nella Casa della fraternità della parrocchia di Lampedusa vengono accolti i minori sbarcati. Per i prossimi giorni, anticipa Landri, “organizzeremo un evento musicale rivolto alla popolazione e ai migranti e attività di animazione con i ragazzi nella Casa della fraternità, coinvolgendo anche i giovani lampedusani”. Perché le proteste della popolazione, precisa, “non sono rivolte contro i migranti. I lampedusani si sentono abbandonati a se stessi, sono stanchi di essere considerati come un esperimento, senza che ci sia a monte un chiaro progetto di accoglienza”. Landri dice di aver ricevuto disponibilità di volontari da molte Caritas, soprattutto dalla Sicilia: “Per il momento è meglio che non vengano, perché è difficile organizzare la logistica. Servono invece aiuti economici per far fronte alle spese”. (www.agensir.it)
 

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