Lamezia: una nota del vescovo sullo sgombero del campo Rom

Occorre “tenere conto della dignità delle persone”

Lamezia Terme – Il Procuratore della Repubblica ha firmato una ordinanza di sgombero del campo Rom sito in località Scordovillo. Lo sgombero dovrebbe avvenire tra circa un mese, a ridosso delle feste pasquali.

 
Questa mattina la diocesi di Lamezia Terme è intervenuta sul tema con alcune considerazioni del vescovo, mons. Antonio Cantafora che invita a “tenere conto della dignità delle persone”.
La Chiesa lamettina – si legge nel comunicato firmato dal presule – segue con “attenzione l’evolversi della questione Rom che “si avvia ad una svolta decisiva, in ottemperanza alle disposizioni dettate dalla Magistratura locale”. Il presule parla di una “situazione veramente insostenibile che non poteva davvero persistere, trattandosi di una questione annosa che si è trascinata nel tempo per decenni; popolazione che ad oggi è composta per la metà da bambini e bambine in attesa di un futuro con più salute, più scuola, più diritti di cittadinanza, che a Scordovillo non potrebbero di certo realizzare”. Per mons. Cantafora è “determinante”, tuttavia, affrontare questa prima fase di emergenza “tenendo sempre presente un principio fondamentale: la dignità della persona. L’operazione di sgombero e quindi il trasferimento dei Rom in un’altra area, così come sembra si stia decidendo nelle sedi istituzionali preposte, è auspicabile che avvenga tenendo conto – spiega – prima di tutto del fattore umanitario: si tratta di persone cui va dimostrato rispetto e che certo non possono essere sballottate da una zona all’altra della città come se fossero oggetti”. Da qui l’auspicio è che “non si vengano a creare nuove realtà similari a quella esistente a Scordovillo: non si può neanche immaginare di ricreare un nuovo ghetto, seppure con una nuova veste e in una nuova area, magari bonificata e più attrezzata”. Attraverso le associazioni che in questi anni hanno operato nel campo la Chiesa locale “ha sempre sostenuto – afferma mons. Cantafora – la causa del popolo Rom e, certamente, continuerà a farlo anche dopo l’operazione di smantellamento del campo”: la comunità ecclesiale lametina “è sempre stata disponibile e continuerà ad esserlo per il futuro all’integrazione, all’inclusione sociale di questa minoranza etnica che in questo momento vive un grave stato emergenziale”. Mons. Cantafora si dice quindi pronto a collaborare con le altre istituzioni territoriali che sono preposte ad affrontare e a risolvere questa “grave situazione che si protrae ormai da troppo tempo. Ciò, al fine di garantire – spiega – la difesa dei diritti umani di queste persone che in questa particolare fase storica per la città e per la Diocesi, necessitano di grande sostegno. Un’istituzione, un ente, singolarmente, possono fare ben poco”.
Occorre quindi “unire le forze, e agire in piena sinergia”: da qui l’invito alla società lamettina ad essere “meno indifferente e ostile, ma decisamente più dialogante e accogliente”. “In questo frangente in cui tante preoccupazioni agitano la città e le famiglie Rom – conclude mons. Cantafora – la Chiesa invita alla convivenza nella reciprocità e a collaborare perché soltanto assieme potremo rigenerare il bene della convivenza civile di cui abbiamo tutti diritto e bisogno”.