Italia e Francia: tra emigrazione e immigrazione

Due giornate di lavoro, il 21 e 22 marzo, nell’ambito del programma comunitario European Migration Network

Parigi – In Italia gli immigrati hanno superato la soglia dei quattro milioni di residenti, all’incirca tanti quanti sono gli abitanti di origine italiana in Francia, mentre complessivamente è immigrato o di origine immigrata il 19% della popolazione. Il paese transalpino, a partire dall’Unità d’Italia, ha costituito uno dei principali sbocchi per i flussi dei connazionali ed è rimasto tale fino ai primi anni Sessanta, quando vi si contavano circa 700 mila residenti italiani, il doppio rispetto agli attuali 360 mila.

 
Oltre a tali legami consolidati nel tempo, vi è oggi un altro fattore che unisce questi due Paesi che, nell’ambito dell’Unione Europea, sono tra quelli che accolgono il maggior numero di immigrati, la Francia con una tradizione di quasi due secoli, l’Italia a partire dagli anni Settanta.
Tenuto conto di tali implicazioni, i rispettivi Ministeri dell’Interno hanno organizzato due giornate di lavoro, il 21 e 22 marzo, nell’ambito del programma comunitario European Migration Network, dedicate ai dati statistici, alla situazione giuridica, alle strategie di coinvolgimento dell’opinione pubblica e allo scambio delle buone prassi.
È emerso dal confronto che i panorami nazionali sono differenti ma complementari: la Francia, con una situazione demografica, caratterizzata da un tasso di natalità tra i più alti nei paesi sviluppati, non abbisogna di flussi di immigrazione consistenti ed ha posto tra i cardini delle politiche migratorie l’insistenza sull’integrazione e l’agevolazione dell’accesso alla cittadinanza; in Italia, dove l’andamento demografico negativo fa crescere la presenza di immigrati al ritmo di oltre 300 mila unità all’anno, le acquisizioni di cittadinanza vanno a rilento, mentre la diversità delle provenienze nazionali ha reso più sensibili alla mediazione interculturale.
Queste interconnessioni, il 21 marzo sono state oggetto di esame sia durante il gruppo di lavoro degli operatori francesi e italiani del programma European Migration Network, che nell’ambito di un seminario bilaterale, organizzato il collaborazione con il Centro Studi di Parigi dei Padri Scalabriniani, cui hanno partecipato circa quaranta esperti dei due paesi e l’intera equipe dei redattori del “Dossier Statistico Immigrazione” di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Hanno preso parte ai lavori anche diverse organizzazioni sociali che si occupano tanto degli immigrati in Italia che degli italiani all’estero e che hanno i loro uffici di patronato in Francia.
Questa ampia rappresentanza (Acli, Cgil, Cisl, Cna e Ugl) ha costituito la base per organizzare inoltre, presso la Missione Cattolica Italiana di Parigi, un convegno per la presentazione del “Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo 2010”, con particolare riferimento alla situazione dei connazionali in Francia.
In Francia, la presenza italiana va riferita non solo a quanti sono stabilmente residenti, ma anche alle migliaia di persone che annualmente si spostano tra i due Paesi per turismo e anche per lavoro, motivi professionali, visite a parenti e amici, studio e altri motivi culturali. Questi flussi, nel 2009, hanno generato un interscambio finanziario annuo di oltre 5 miliardi di euro, di cui 2,8 milioni a beneficio dell’Italia.
Secondo un’accurata indagine dell’Istat, nel 2009 sono stati oltre 18 milioni gli spostamenti tra le frontiere dei due Paesi, di cui 8,6 milioni originari dall’Italia verso la Francia.
Il passato, il presente e il futuro, l’emigrazione italiana dei primi protagonisti e le successive generazioni, il fenomeno dell’immigrazione e le relative politiche, le prospettive unificanti comunitarie: sono questi i temi delle due giornate di studio che sono state condotte non solo in un’ottica bilaterale ma anche europea per sottolineare l’importanza delle migrazioni.
I lavori hanno posto in evidenza che il fenomeno della mobilità umana caratterizzerà sempre più il panorama della Francia e dell’Italia e dell’intera UE e che per far fronte alle sue implicazioni gli scambi bilaterali e le prospettive comunitarie costituiscono una risorsa supplementare.