Lamezia: Sequestro campo Rom e denuncia agli abitanti

Cnca Calabria: “La maggior parte sono nati in Italia”

Lamezia Terme – Venerdì scorso, alle prime luci del mattino, il campo Rom di Lamezia Terme è stato sottoposto a sequestro preventivo d’urgenza su disposizione della Procura della Repubblica. Il campo – dove vivono circa 800 persone che sono state denunciate per concorso in invasione di terreni e di edifici pubblici e abusivismo edilizio – dovrà essere sgomberato entro 30 giorni dalla convalida del provvedimento.

 
“La criticità igienico-sanitaria ed ambientale del campo rom è stata denunciata da noi e dagli stessi abitanti della baraccopoli già in diverse occasioni, ma nessuno ci ha ascoltato. Bisogna anche dire che non tutti i residenti dell’accampamento sono dediti alle attività illecite. Molti di essi lavorano ormai da tempo e sono anche riusciti ad integrarsi con la società lametina”, spiega Marina Galati, responsabile calabrese del Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) e presidente della cooperativa sociale Ciarapanì, un sodalizio che a Lamezia opera nel campo della salvaguardia ambientale e della raccolta differenziata.
Proprio con la cooperativa Ciarapanì è stato possibile, nei tanti anni di attività, inserire in un regolare contesto lavorativo molti giovani rom che sono definitivamente usciti dalla bidonville di Scordovillo e, oggi, sono ben integrati nel contesto sociale. Persone di etnia rom ma cittadini lametini a tutti gli effetti che hanno intrapreso un percorso di riscatto e di vera e propria inclusione sociale, divenendo un modello per gli altri giovani rom che vogliono andare via dal campo e farsi una vita normale. Proprio alla luce della positiva esperienza vissuta con Ciarapanì, Marina Galati commenta così il provvedimento della magistratura che ha disposto il sequestro e lo sgombero del campo fra 30 giorni.
“Finalmente – commenta Galati – a Lamezia si assumono delle responsabilità precise nei confronti dei rom che sono cittadini a pieno titolo. La maggior parte delle persone che vivono nella baraccopoli sono nati in città”.
La presidente regionale del Cnca ricorda, inoltre, che nella graduatoria per l’assegnazione degli alloggi popolari 70 famiglie rom sono ai primi posti ma l’assegnazione delle case non è mai avvenuta.
“Un’attesa che dura da anni, così come infinite volte – insiste Marina Galati – abbiamo chiesto che gli immobili confiscati sul territorio lametino fossero dati ai rom. Ma neanche questa proposta è stata mai accolta”. La presidente di Ciarapanì conferma la volontà del mondo dell’associazionismo a collaborare con le istituzioni per continuare ad offrire ai cittadini di etnia rom, buone opportunità per la loro crescita morale e materiale. Galati sottolinea inoltre che “l’operazione di sgombero in 30 giorni non sarà impresa facile. Bisogna costruire con urgenza nuovi percorsi di integrazione per affrontare l’emergenza smantellamento”.