Lampedusa “affonda” nell’emergenza

In 24 ore giunte quasi 2mila persone. Barca a picco, molti dispersi

Milano – Ancora emergenza nel Centro di accoglienza di Lampedusa mentre si vivono ore di ansia per la sorte di 35 giovani tunisini dispersi in mare dopo che la barca che doveva trasportarli sull’isola si è rovesciata nelle acque della Tunisia. Intanto sono arrivate 1.800 persone in 24 ore portando a 2.630 le presenze di migranti. Il centro di Contrada Imbriacola, con 850 posti, è al collasso. Sono stati reperiti dalle autorità le sistemazioni d’emergenza. La parrocchia di San Gerlando ha aperto il Centro di fraternità per ospitare 200 persone per la notte. Circa 150 saranno ospitati nelle strutture della riserva marina. In serata circolava l’ipotesi di allestire una tendopoli nella base Loran.

 
I conti dell’emergenza sono presto fatti. La permanenza media per l’identificazione dei non comunitari è almeno di tre giorni. Solo ieri vi sono stati quattro sbarchi, tre nella prima mattinata e uno nel pomeriggio. Salvati dalla Marina militare, a giungere per primi intorno alle 8.30 sono stati i 129 che l’altra notte avevano rischiato il naufragio. Tra loro era presente una donna. La Guardia costiera sempre in prima mattinata ha scortato fino al molo Favarolo un altro natante con a bordo 82 persone così come più tardi un’altra barca con 16 persone. Un centinaio di immigrati sono infine sbarcati nel pomeriggio soccorsi da una motovedetta della Guardia Costiera. In tutto sono sbarcati ieri sei donne e sei bambini. Secondo l’organizzazione “Save the children”, presente nel centro, al momento vi sono 76 minori identificati e ospiti del centro di primo soccorso e accoglienza. Dal 10 febbraio, data dell’inizio dell’ondata di sbarchi, sono oltre 300 i minori sbarcati e transitati a Lampedusa. Per contro, il ponte aereo è insufficiente a far fronte all’ondata di arrivi. Ieri quattro voli hanno trasportato 250 immigrati nei Centri di accoglienza per richiedenti asilo a Crotone, Bari e nel catanese. L’emergenza è stata acuita dal mancato arrivo in porto del traghetto della Siremar, che garantisce i collegamenti con la Sicilia.
Il centro di fraternità parrocchiale, che sorge vicino al santuario della Madonna di Porto Salvo, ha aperto le porte per accogliere 200 persone in base a un accordo con la Prefettura. Pasti e sorveglianza sono assicurati dalle forze dell’ordine.
“Siamo tornati alla situazione dei primi giorni – commenta il parroco don Stefano Nastasi – non possiamo continuare a lungo così. Spero che l’emergenza rientri in fretta, il centro di fraternità non è adatto ad accogliere a lungo”.
Forte è la preoccupazione degli operatori umanitari per il sovraffollamento del centro. “Bisogna riuscire ad incrementare i trasferimenti da Lampedusa – ha commentato Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato ONU per i rifugiati – quando si superano le 1.200 presenze gli immigrati sono costretti a dormire all’aperto. Bisogna trovare altre soluzioni per ospitarli all’arrivo”. Per Boldrini l’impennata nei flussi non corrisponde ad un cambiamento nella loro composizione: “Queste persone continuano ad arrivare dalla Tunisia, che stanno lasciando essenzialmente per motivi economici. Una piccola minoranza chiede protezione, ma gli altri sono giovani che cercano migliori condizioni di vita in Europa”. In paese intanto, sale la tensione tra gli operatori turistici che vedono sfumare la stagione e accusano i giornalisti, colpevoli a loro avviso un’informazione troppo allarmistica. Anche il sindaco De Rubeis ha chiesto un linguaggio più pacato soprattutto nei servizi televisivi. Sul fronte politico, il presidente della regione siciliana Raffaele Lombardo sul suo blog parla di “immensa emergenza” e di assenza del governo nazionale. Il capogruppo del Pd al Parlamento Europeo David Sassoli ha chiesto di rafforzare la struttura di accoglienza e il ponte aereo “per assicurare alla popolazione la giusta protezione e ai migranti la necessaria assistenza”. (P. Lambrusche – Avvenire)