Un volto nuovo per l’Italia

150° anni dell’Unità d’Italia all’estero. Una riflessione di p. Graziano Tassello

Zurigo – Anche all’estero non mancano iniziative per celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia, solitamente in tono minore. Il pudore è motivato dall’atteggiamento delle istituzioni italiane che anche in questa occasione dimostrano poco interesse nei confronti degli emigrati e puntano sulla vistosità. L’emigrazione è un effetto negativo dell’Unità d’Italia. Per la stragrande maggioranza dei primi emigrati l’Italia risultava qualcosa di estraneo. Mons. Giovanni Battista Scalabrini scriveva che i migranti “senza rimpianto si disponevano ad abbandonare la patria, poiché essi non la conoscevano che sotto due forme odiose, la leva e l’esattore, e perché pel diseredato la patria è la terra che gli dà il pane, e laggiù

 
lontano lontano speravano di trovarlo il pane, meno scarso se non meno sudato”. Eppure, quasi a dispetto di tutto ciò, in emigrazione si è sviluppato un forte amore per la patria; un amore che ha portato – grazie anche alla presenza capillare dei missionari – al superamento dei regionalismi e all’utilizzo di una sola lingua. Un amore che ha spinto i tanti analfabeti giunti in terra straniera a fondare fin da subito società di mutuo soccorso
e scuole di italiano per i figli, sebbene nel 1861 il 99% della popolazione non parlasse italiano e il 90% fosse analfabeta. Lentamente questa Italia all’estero è cresciuta. La pratica della democrazia, appresa attraverso la vita associativa, ha favorito la vitalità della diaspora italiana, nonostante l’esercizio del diritto del voto sia stato concesso soltanto dopo quasi un secolo di emigrazione.
La mancanza di una chiara politica migratoria agevola oggi un individualismo amorale esasperato. Ma anche in questo contesto la diaspora italiana sta mettendo in circuito il volto più autentico dell’emigrato italiano. Si vanno sviluppando gesti di solidarietà. Può sembrare di moda parlarne quest’anno, dichiarato l’anno europeo del volontariato. La solidarietà e il volontariato in emigrazione hanno radici profonde, ed oggi conoscono nuovi sbocchi. Si tratta di buone pratiche, portate avanti nel silenzio, lontane da mezzi di comunicazione invadenti e desolidarizzanti. Si respira la volontà di ricostruire all’estero un volto nuovo di un’Italia che compie 150 anni: una identità diversa, permeata di creatività e di universalismo solidale, capace di superare i ricorrenti particolarismi e regionalismi ed aprirsi al mondo, rileggendolo attraverso le trame della propria storia di vita.
Qui non valgono i metri di giudizio basati sul successo, sulla produzione, sull’efficientismo che, quando divengono gli unici valori guida, portano inequivocabilmente alla difesa di tanta illegalità presente in Italia, e che offende gli italiani all’estero. La solidarietà autentica, scrive Mariapia Bonanate, indica “le nuove strade da percorrere per ritrovare l’etica del vivere, scelte da fare, per un vero cambiamento del nostro povero Paese, andato in frantumi e disperato, nelle case, nelle famiglie, nei quartieri, nelle città. Per far rinascere la speranza e intravedere un futuro che oggi non c’è”.
Un’emigrazione diversa, stanca di beghe e di lotte di partito; un’emigrazione che vuole rimboccarsi le maniche per portare avanti progetti nuovi. I piccoli gesti di solidarietà da sollecitare e sostenere sono segno che la comunità non si è chiusa in se stessa, ma ha conservato la sua vivacità, aprendo le finestre di casa per guardare il mondo con occhi nuovi. Si respira aria di primavera: all’estero sta nascendo un’Italia nuova! (G. TASSELLO – Corriere degli Italiani)