Una suora contro la schiavitù della strada

Il Premio Artigiano della pace a suor Eugenia, missionaria tra le immigrate

Cuneo – Suor Eugenia Bonetti, 71 anni, missionaria della Consolata, ha ricevuto a Cuneo, giovedì 3 marzo, dalle mani di don Aldo Benevelli, il Premio “Artigiano della pace” assegnato ogni anno dall’Università della Pace Giorgio La Pira. Da 18 anni la religiosa ha lasciato il fronte della missione in terra straniera per impegnarsi su un nuovo e drammatico “fronte interno”: quello della tratta degli esseri umani. Il suo nome ed il suo volto sono saliti alla ribalta nazionale lo scorso 13 febbraio, quando suor Eugenia ha letto in piazza del Popolo a Roma il suo appello a sostegno della dignità della donna, dal palco della manifestazione “Se non ora quando?” A Cuneo suor Eugenia ha raccontato lo sbocciare della sua vocazione, quando a 14 anni lesse sulla rivista “Crociata missionaria” la storia di suor Eugenia Cavallo, missionaria della Consolata (originaria di Spinetta, frazione di Cuneo) assassinata in Kenia nel 1953 dai Mau Mau. «L’articolo chiedeva: chi prenderà il suo posto? Ed io istintivamente pensai: ci sono io, ci vado io». La missione in Africa di suor Eugenia Bonetti dura 32 anni, fino al 1991 quando viene richiamata in Italia per prestare servizio alle donne immigrate. «In Africa stavo bene: tornare in Italia significava tradire la mia vocazione missionaria e poi dopo tanti anni non conoscevo più il mio Paese, non conoscevo le leggi…».

Ma la scintilla per la missione si riaccende una piovosa sera di inizio novembre del 1993, quando alla porta del Centro Caritas di via Parini a Torino, vicino a Porta Nuova, dove opera la religiosa,
entra una donna di colore: «Ricordo che appena la vidi pensai “è una della Pellerina, una prostituta”. Maria, così si chiamava, era malata ma era clandestina e non poteva farsi curare in ospedale, così era venuta alla Caritas. Io ero a disagio, non sapevo niente di quel mondo, non sapevo che fare: stavo andando a messa per il giorno dei Morti e la invitai a tornare
l’indomani. Ma lei mi chiese di venire in chiesa con me e così ci avviammo, sotto lo stesso ombrello: sentivo su di noi lo sguardo stupito dei passanti…» Fu la messa più tormentata della vita della religiosa: «Ho rivisto tutta la mia vita da missionaria e a Torino e più tardi, quella notte, sentivo una voce che mi chiedeva: “Eugenia, dov’è Maria questa notte? Devi occuparti di lei, di loro”. Fu così che scoprii un nuovo modo di essere missionaria, impegnata a spezzare le catene della nuova schiavitù del XXI secolo, perché non di prostituzione si tratta ma di una nuova e terribile forma di schiavitù». La trentennale esperienza missionaria maturata sul campo le ha consentito di avvicinare tante donne attratte in Italia con il miraggio di un lavoro e poi sbattute sulla strada con un debito nei confronti dei trafficanti e delle maman che arriva a 70-80 mila euro. Dal 2000 suor Eugenia guida l’ufficio Tratta donne e minori e coordina il lavoro di 250 religiose di oltre 70 congregazioni. «In questi anni oltre 5 mila donne sono passate nelle case famiglia gestite da religiose in tutta Italia. Per loro sono salita su quel palco a Roma». (s. a. – Corriere di Saluzzo)